Nell’ultimo periodo, complice la crisi economica e soprattutto i ritmi frenetici della vita quotidiana, che non di rado sono comuni sia agli uomini che alle donne (queste ultime sempre più impegnate col lavoro fuori casa, dunque sempre più impossibilitate a gestire eventuali emergenze famigliari), c’è stata una diffusione massiccia del cosiddetto Nido Famiglia. Come dire lo stesso nome, il nido famiglia altro non è se non un nido in famiglia, ovvero un asilo nido casalingo che si propone come servizio alternativo rispetto agli asili nido pubblici e privati. Si tratta di una realtà diffusa soprattutto nel nord Italia, dove le donne che lavorano spesso hanno difficoltà nel trovare una sistemazione ottimale e soprattutto sicura, affidabile, per i propri figli durante l’orario lavorativo. Se da una parte, infatti, gli asili nido privati possono risultare davvero troppo costosi per qualcuno (molte mamme non hanno timore nell’affermare di non poterseli permettere, così come non si possono permettere una baby-sitter a ore che si occupi dei bambini per tutta la giornata), le liste di ammissione agli asili nido pubblici sono sempre più lunghe e non c’è alcuna certezza che i bambini vengano ammessi in una struttura vicino alla propria abitazione, o che sia quanto meno compatibile con gli spostamenti di almeno uno dei genitori. L’asilo nido in famiglia, invece, in genere ha prezzi più abbordabili degli asili nido privati e si può scegliere una casa vicino al luogo di lavoro o alla propria abitazione. In parole semplici, una struttura di questo tipo non è altro che una casa privata dove una mamma accoglie altri bambini oltre al proprio e si occupa di loro come si fa in qualsiasi asilo nido. I nidi famiglia accolgono bambini dai tre mesi ai tre anni, accudendoli mentre i genitori sono al lavoro. A differenza degli asili nido veri e propri, pubblici o provati che siano, il nido famiglia ha un tetto massimo che regola l’accoglienza: ogni casa, infatti, può ospitare fino a massimo di sei bambini. Non solo, perché tra i benefici di cui usufruiscono i genitori c’è quello, non indifferente, di non dover pagare alcuna quota d’iscrizione annuale. Spesso non c’è neanche bisogno di prenotare, e si pagarano solo le ore di presenza effettiva del bambino, proprio come accadrebbe con una baby-sitter, con la differenza che il piccolo non è solo con un adulto ma ha accanto altri bambini della sua età con cui socializzare (ovviamente nei limiti dell’età). I costi dei nidi-famiglia variano anche a seconda della regione, ma solitamente sono compresi da un range di tre e sei euro (dunque un prezzo inferiore rispetto al compenso a ore chiesto mediamente da una baby sitter). Nato nell’Europa settentrionale, dove è definito “Tagesmutter” – in italiano, “mamme di giorno” – il modello del nido famiglia sta progressivamente prendendo piede anche nel nostro Paese, soprattutto nelle regioni del nord Italia (che sono tra l’altro quelle che registrano le percentuali più alte di donne e mamme lavoratrici). Oltre a quelli già precedentemente elencati, il nido-famiglia offre notevoli vantaggi alle mamme lavoratrici. Tanto per cominciare, si tratta di un servizio molto flessibile, che cioè può essere personalizzato a seconda delle esigenze individuali della coppia mamma-bambino: gli orari sono concordabili, si possono richiedere ore extra o disponibilità anche oltre il solito orario diurno, e in generale il fatto che ci siano pochi bambini – dunque poche mamme coinvolte – permette una gestione più armoniosa e agevole. Cioè è particolarmente importante per quelle lavoratrici (e sono sempre di più) che non lasciano il lavoro a un orario fisso e che spesso sono costrette a trattenersi, col rischio di non trovarsi nell’impossibilità di andare a prendere il bambino da un asilo nido pubblico che ha orari rigidi e disponibilità limitata a essi. Per tutti questi motivi i nidi famiglia sono guardati con sempre più favore sia dalle mamme lavoratrici, sia da quelle che, non avendo un occupazione fuori casa, vogliono guadagnare qualche soldo occupandosi dei bambini altrui senza per questo trascurare i propri. Ma veniamo a una questione fondamentale per donne che intendono sfruttare questo genere di opportunità, ovvero: quali caratteristiche bisogna possedere per aprire un nido famiglia? Vi è una trafila burocratica complessa da seguire? È necessario possedere qualche titolo di studio in particolare? E ancora, quali sono gli obblighi imposti dalla legge, e cosa dice la giurisprudenza italiana a tal proposito? La notizia positiva è che per avviare un’attività di asilo nido famiglia all’interno della propria abitazione non è necessario possedere alcun titolo di studio in particolare. La formazione necessaria a svolgere questo tipo di attività, infatti, si acquisisce durante dei corsi di formazione specifici che durano in tutto all’incirca 250 ore che sono assolutamente obbligatori. I corsi in questione insegnano come lavorare e giocare assieme ai bambini, quali attività progettare (per esempio laboratori manuali, musicali o artistici adatti alla loro età), come intrattenere rapporti cordiali ma severi con le famiglie e più in generale come gestire concretamente la presenza contemporanea di più bambini bisognosi di attenzione per più ore al giorno. Alcuni corsi insegnano inoltre cosa fare in caso di emergenza (per esempio è obbligatorio apprendere le tecniche basilari di primlo soccorso e conoscere i numeri d’emergenza da chiamare immediatamente) e come cucinare per i bambini cibi sani che forniscano loro l’apporto energetico ideale. Ovviamente questi corsi non sono soltanto teorici. Per prepararsi al meglio a svolgere il proprio ruolo, infatti, le donne che intendono aprire a casa propria un nido famiglia vengono prima formate anche attraverso un tirocinio pratico che consente loro di fare esperienza “sul campo” sotto la supervisione di personale esperto. Ma non sono solo le operatrici ad avere bisogno di formazione e di rispondere a determinati requisiti. Anche l’abitazione che ospiterà il nido famiglia, infatti, deve rispondere a precisi requisiti senza i quali non potrà essere aperto alcun asilo. Tanto per cominciare, la casa deve essere sufficientemente grande da disporre di uno spazio destinato all’accoglienza, dove i bambini – e all’occasione anche le mamme – possano appendere cappotti e posare le scarpe. C’è poi la necessità di allestire un cosiddetto “angolo morbido” dove i bambini potranno giocare liberamente e rotolarsi senza il rischio di farsi male (queste aree di gioco, del resto, sono da sempre presenti in qualsiasi asilo nido tradizionale). Un’altra area che non può assolutamente mancare è quella destinata al riposo dei piccoli, che deve essere separata dal resto della casa (soprattutto dalla zona giorno dove i bambini giocano e fanno chiasso) e attrezzata in maniera opportuna, con un numero di lettini adeguato, uno per ogni bambino ospitato. Nel bagno, poi, deve essere presente un con fasciatoio destinato al cambio e alla pulizia dei bimbi, mentre la cucina deve avedre dimensioni sufficienti per consentire di preparare più pasti e per mangiare tutti insieme (va da sé che la dispensa deve essere sempre ben fornita con alimenti adatti ai bambini). Soltanto se si possiede una casa sufficientemente grande, con tutti i requisiti in regola, ci si può rivolgere alla propria regione per chiedere di aprire un asilo nido famiglia.
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