Un vecchio carosello di tanti anni fa, quando ancora il bianco/nero televisivo era un regno di sogni, esperienze, consigli alle nuove generazioni del boom economico, un buon fraticello, il famoso Cimabue protagonista della réclame di un amaro storico, dopo essere stato redarguito pesantemente, scanzonato e un pò umiliato dai confratelli monaci con quella sibillina frase ‘fai una cosa ne sbagli due’, a queste piccole provocazioni rispondeva con la sua frase orgogliosa e pedagogica ‘Ma che cagnara, sbagliando si impara!’.
Il suo scopo non era quello di determinare nuovi suggerimenti pedagogici, voleva solamente reclamizzare un semplice amaro, eppure quello slogan ben si adattava con le allora crescenti tendenze di una pedagogia che si apriva al mondo dei bambini cercando di immedesimarsi in quell’universo sbagliato dove l’umiliazione, il senso di errore indotto, senso dell’errore e del fallimento personale, cresceva e alimentava insicurezze e colpe all’interno del carattere di un bambino.
All’interno di questo dato di fatto la cultura dell’insegnamento ha mutato le sue direzioni, focalizzando nuove metodologie d’apprendimento, supportando moralmente il bambino durante le sue esplorazioni, i primi timidi tentativi di costruire una figura geometrica attraverso costruzioni, plastiline, disegni.
All’interno di questo nuovo focus pedagogico anche l’alimentazione ha avuto il suo ruolo: le metodologie rivolte all’apprendimento, soprattutto nelle fasce più giovani di sviluppo psico motorio del bambino, negli asili nido, tendono ad affrontare l’errore, il pasticcio con le pappe, la frutta, le merende, con amorevole pazienza.
Dai suoi errori il bambino impara e tu maestra, ma, soprattutto, tu mamma, ma ci rivolgiamo anche ai tanti padri sempre più sensibili nei riguardi dei loro figli più piccoli, attenti nell’essere loro accanto durante le fasi della crescita come mai lo è stato in passato, sei il supporto non subordinato ma protagonista nell’affiancare a casa le maestre del tuo bambino seguendo le stesse modalità.
Al bambino è concesso sbagliare, anzi, per assurdo proprio nell’insegnamento della possibilità di poter sbagliare, il bambino focalizza la sua attenzione tramite un fondamentale termine di paragone e di scoperta.
Nessuno di noi ricorda la propria infanzia, i ricordi iniziano solamente attorno al sesto, settimo anno a imprimersi nella corteccia cerebrale, ma tu, come tutti d’altronde, proprio grazie agli errori hai maturato le tue cognizioni, i tuoi apprendimenti, le tue scoperte all’interno di un mondo completamente nuovo, senza nessun manuale d’istruzione se non il supporto istintivo di sondare le diverse possibilità al fine di apprendere la corretta funzione.
Stimola sempre il bambino nella direzione di sentirsi protagonista del suo sviluppo: genitori e maestre in queste delicate fasi della cognizione percettiva e psico motoria sono supporti affiancati, ma al centro di quel mondo nuovo, strano, difficile, in cui mille regole ogni giorno chiedono al bambino concentrazione e nuove conoscenze, il fulcro di tutto è solamente il bambino.
Senza giudizi, senza mortificazioni in caso di errore,meglio affrontarli assieme indicando le diverse modalità di maturazione di un concetto, di una conquista; solo in questa drezione si stimola il senso di conquista e l’autostima del bimbo, il contrario, l’imposizione decisa e non variabile dello sviluppo, mortifica le potenzialità espressive di un bimbo che chiede solamente fiducia e la possibilità di poter ritentare, di superare l’insuccesso nel pieno della sua determinazione.
Purtroppo la nostra società per i bambini è troppo complicata, frenetica, con tempi accelerati nell’apprendere ogni regola sociale, educativa. Subentrano così le tensioni, la necessità sbagliata di volere in tempi troppo rapidi la maturazione dei bambini, la loro impostazione sociale, considerandoli quasi come automi ai quali imporre ogni giorno nuove regole, nuove attività, senza assimilare sino in fondo, nel pieno rispetto dei naturali e istintivi tempi d’apprendimento, i mille input cui sono sottoposti.
Al contrario, mamme e papà, ma ci rivolgiamo anche alle maestre degli asili nido, per quanto questi concetti siano già parte integrante delle nuove tendenze rivolte ad una pedagogia meno assillante, in grado di porgere ascolto alle reali esigenze dei bimbi, cercate sempre di rallentare i processi, di amplificare i tempi dell’apprendimento lasciando che sia un naturale decorso biologico e non una serie di scadenze alienanti.
La società ci impone una folle corsa verso l’ottenimento di risultati, in realtà non è così, focalizzatevi su questo. Potrà apparire strano, forse rivoluzionario, ma il rallentamento delle fasi cognitive consente una maggiore focalizzazione sulle singole barriere che ogni giorno si mostrano con nuovi problemi, nuove soluzioni da ricercare, nuovi apprendimenti: i piccoli successi del crescere.
In questo siate complici con il team pedagogico dell’asilo nido frequentato dai vostri figli: una simbiosi educativa con le maestre, la piena consapevolezza che nell’errore non risiede la via sbagliata ma l’esplorazione del mondo ed il successivo sviluppo positivo, sono la via, forse più lunga, sicuramente fortificante a livello emotivo, per crescere bambini sicuri di se, in assenza di sensi di colpa e d’inferiorità imposti, nel pieno della propria coscienza cognitiva.