È un problema sempre più comune, per gli insegnanti, quello del corretto approccio ad un dialogo costruttivo e collaborativo con i genitori dei propri alunni già fin dall’asilo nido e scuola dell’infanzia. Spesso, purtroppo, la difficoltà maggiore sta in questo, più che nella gestione dei bambini. Il ruolo degli insegnanti, ultimamente, viene spesso sminuito dai genitori, messo in discussione, guardato con critica si assiste a scene di padri o madri che denigrano gli insegnanti. Come si può ristabilire un sano ed equilibrato rapporto di fiducia con le mamme ed i papà degli allievi?
Far comprendere l’importanza del ruolo autoritario
Tendenzialmente, soprattutto le mamme, sono, a ragione, convinte di essere quelle che più sanno cos’è bene per il proprio bambino. È piuttosto comprensibile che, quando un’insegnante critica il loro figlio o fanno presente una qualunque difficoltà o limite, se ne risentano, proiettando su se stesse la critica stessa. Una cosa molto importante è, ad inizio anno, organizzare una riunione conoscitiva con i genitori, per illustrare le dinamiche educative che verranno messe in atto durante l’anno e per discutere delle regole fondamentali sulle quali agire in fronte comune sia a scuola che a casa. In questo contesto, che dovrebbe essere reso più amichevole e colloquiale possibile, con molte aperture ai punti di vista genitoriali ed alla libera espressione delle loro idee, andrebbe fatto un discorso chiaro e netto sull’importanza del ruolo dell’insegnante. Bisognerebbe far capire alle mamme che, per molte ore al giorno, i loro bimbi sono affidati ad una figura estranea, che si prenderà cura di loro ed alla quale dovranno fare riferimento per qualsiasi cosa. È, pertanto, di fondamentale importanza, per il bambino, sentirsi affidato ad una persona che riscuota la stima e l’approvazione dei genitori. Un clima di astio, fastidio o, peggio ancora, disapprovazione nei confronti dell’insegnante, arreca danni principalmente al bimbo che si sentirà messo nelle mani di una persona che alla sua mamma non piace. Di conseguenza, potrebbero insorgere in lui paure, incertezze, destabilizzazioni che influiscono negativamente sulle sue giornate scolastiche e, di conseguenza, su tutta la qualità della sua vita.
L’importanza della sottoscrizione del patto educativo
Il patto educativo scuola-famiglia è un’istituzione più comune nelle scuole primarie e secondarie, rispetto agli asili o alle scuole dell’infanzia. Nulla vieta, in ogni caso, di stilarne uno in forma privata ed amichevole con i genitori, in fase di riunione ad inizio anno. Si tratta della redazione di un documento in cui genitori ed insegnanti stabiliscono alcune regole educative sulle quali si trovano d’accordo e promettono di portarle avanti, col bambino, in linea comune sia a scuola che a casa. In pratica, questo comporta che se, per esempio, si decide che è importante non dire parolacce o non alzare le mani su altre persone, anche i genitori, a casa, faranno particolare attenzione ad insegnare al bimbo il rispetto di queste norme. Essere d’accordo su una serie di cose con i genitori, ed averle scritte e firmate, pone le basi per rapporti chiari, che offrono poche occasioni di interpretazione personale, con conseguente polemica.
Quando una mamma inveisce contro l’insegnante davanti al bambino
È una situazione, purtroppo, sempre più comune. Nel momento in cui l’insegnante fa un’osservazione, magari al momento dell’uscita o dell’entrata in scuola, la mamma reagisce in modo polemico, aggressivo o poco educato, davanti al bambino. Questo è un atteggiamento di grave impatto sul bimbo che, da quel momento, potrebbe iniziare a porsi domande sulla figura dell’insegnante ed a perderne stima e fiducia. È naturale che, affettivamente parlando, il parere della mamma, per un bimbo, sia più importante di quello di altre persone: vedere che la sua mamma si arrabbia con la maestra, automaticamente, pone l’insegnante in un ruolo antagonistico rispetto a sua madre e, quindi, potrebbe iniziare a vederla come una figura nemica e negativa. Il danno di un atteggiamento del genere, purtroppo, lo paga proprio il bambino, che potrebbe sentirsi a disagio nelle sue giornate scolastiche.
Come comportarsi di fronte alla reazione aggressiva di una madre?
Quando ci si trova ad affrontare una situazione spiacevole come quella in cui un genitore inizia ad utilizzare un gergo e degli atteggiamenti poco consoni ad un civile, costruttivo ed educato confronto, bisogna sforzarsi con tutte se stesse a mantenere la calma. La prima cosa da imporsi è quella di non scendere ai livelli proposti ma di mantenere un atteggiamento professionale, comprensivo e tranquillo. Sarebbe il caso di spiegare, con tono di voce basso e calmo, che non è il caso di discutere di certi argomenti davanti ai bambini o agli altri genitori ed invitare la madre in questione ad appartarsi in classe, o in altro luogo adatto, per proseguire la conversazione o proporre un appuntamento per un colloquio privato in un altro momento. Spesso, lasciar decantare la rabbia del momento è propedeutico a riaffrontare la questione con più lucidità e pacatezza. È consigliabile non cedere a tutte le pretese dei genitori: spesso non sono competenti, per quanto riguarda l’approccio didattico o educativo in ambito scolastico ma, contemporaneamente, tenere conto del loro punto di vista e cercare di trovare un punto d’incontro che li soddisfi senza compromettere il programma scolastico ed il proprio metodo d’insegnamento.