Perché è importante il Pointing per i bambini dell’asilo nido?

Il pointing è un semplice gesto comune a tutti i bambini ma particolarmente importante per i bambini in età prescolare che vanno all’ asilo nido: si tratta di indicare col dito. Questo è un gesto all’apparenza banale ma che riveste una importantissima valenza nel contesto dell’educazione e dell’insegnamento: infatti non viene usato solo per apprendere ma anche per scambiare informazioni. Inoltre scandisce il momento in cui il bambino è pronto a condividere informazioni con l’esterno e a comunicare le proprie richieste, esprimendo bisogni o semplici curiosità. Questa è una delle primissime conquiste comunicative del bambino, che si scopre capace di influenzare le risposte dell’adulto e dell’ambiente esterno con un semplice gesto. Il pointing è un invito alla comunicazione che il bambino lancia all’adulto: è un gesto particolarmente significativo che il bambino riserva al prossimo, e che gli esperti della University Of Virginia hanno studiata o fondo, arrivando a condurre test interessanti. Nel test guidato da C. Palmquist e V. Jaswal si è rivelato che il pointing è talmente fondamentale per i bambini in età prescolare che è possibile indurli all’errore semplicemente indicando il pointing: l’esperimento eseguito consisteva nel mostrare ai bambini due donne, tre tazze ed una pallina: una delle donne nascondeva la pallina dentro la tazza mentre l’altra non vedeva. I bambini potevano vedere che la tazza veniva nascosta in una tazza, ma non in quale.In seguito venivano mostrate loro le donne che tenevano le mani in grembo, poi le donne che tenevano la tazza tra le mani e infine le donne che indicavano una tazza. Nei casi in cui le donne avevano le mani in grembo o reggevano la tazza le risposte date erano corrette. Nei casi in cui le donne indicavano una tazza i bambini, pur sapendo che la pallina non era dove indicato dalle donne, seguivano il gesto del poiting, sbagliando.

Questo significa che il pointing per i bambini di età prescolare ha una valenza comunicativa talmente alta che li induce a preferire una realtà comunicata piuttosto che una realtà data dall’esperienza visiva diretta. Ecco perché la comunicazione è ha un ruolo così enorme nella vita dei bambini: il gesto del pointing non è solo una richiesta di attenzione da parte del bambino, ma viene usato anche per ricevere informazioni. Come nel caso del test della tazza e della pallina, quando il pointing è effettuato da un adulto può essere utile al bambino per immagazzinare informazioni.

Gesti come il pointing assumono una valenza triadica quando il bambino li performa per relazionare tra loro tre soggetti ( ad esempio se il bambino vuole che l’adulto gli porga una palla i soggetti saranno bambino, palla e adulto). In questo modo il pointing viene utilizzato per richiedere l’intervento dell’adulto in soddisfazione al suo bisogno, ma anche per condividere con lui un momento che riguarda la sua vita personale: infatti il pointing dichiara un interesse e un’evidente voglia di condividerlo col prossimo. Questo tipo di gesto è assolutamente propedeutico all’uso dei gesti referenziali che aiutano il bambino a fasi comprendere quando ancora le sua capacità verbali non son sviluppate. Con la comparsa del primo rudimentale vocabolario, anche i gesti come il pointing e i referenziali, scompaiono. Il mezzo di indicazione del pointing è naturale e rappresenta una tappa fondamentale nello sviluppo della capacità di relazionarsi con le cose e con le persone, e non va assolutamente mitigato e scoraggiato, al contrario, è necessario che il pointing venga accettato e coltivato, incoraggiato e compreso, assecondando i bisogni che il bambino indica: cibo, gioco e il desiderio di scoprire nuovi oggetti.

Il pointing può essere anche il punto di partenza di una fruttuosa esplorazione sensoriale, quando l’educatore asseconda il gesto del bambino e gli porge l’oggetto che desiderava: sotto lo sguardo attento dell’educatore, il bambino potrà esplorare le sensazioni che l’oggetto gli causa: se è caldo, se è freddo, se è liscio o se è spigoloso. Se si può portare alla bocca, se è saporito e se è commestibile. E infine comprendere se l’uso dell’oggetto può portargli qualche vantaggio: è un giocattolo? Suona? Ha luci e immagini? É un oggetto che si può lanciare? Se l’oggetto si può lanciare, è probabile che il bambino voglia sperimentare la sua coordinazione motoria in un lancio. Da qui possiamo effettivamente vedere quante attività un bambino può assicurarsi di fare se un adulto asseconda il gesto del pointing: ricordiamo che a questa età ciascuna singola banalissima cosa rappresenta una sfida al mondo finora conosciuto: il pointing è un modo efficace per allargare gli orizzonti, richiedendo facilmente oggetti o azioni normalmente al di fuori della portata del bambino ma di cui lui avverte il potenziale. Guidato dalla sua naturale curiosità, che fa da apristrada al percorso evolutivo, il bambino chiederà di volta in volta giochi, attività e risposte ai suoi bisogni per mezzo del pointing, che è lo strumento d’espressione primario dell’infanzia e non va mai sottovalutato, parodiato, interrotto o ignorato.

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