Il processo d’apertura agli estranei del bambino, soprattutto per i bambini introversi, è un graduale e complesso percorso basato sulla diffidenza istintiva e sulle conquiste quotidiane, progressive, con tempi mai uguali, piuttosto individuali.
Ovviamente il primo dei rapporti che il neonato instaurerà immediatamente dopo la nascita è quello fondamentale con la mamma, in utero basato sulla chimica e sul suono ovattato nella sua bolla di vita, poi completato e maturato attraverso l’odore reciproco, il contatto, la voce non più filtrata dal corpo.
Successivamente iniziano le piccole aperture al mondo e non è così scontato per un padre, un fratello, una sorella, una nonna, un nonno, conquistare immediatamente la fiducia, il reciproco inter-scambio con il bambino.
Non sono i rapporti parentali a decretare il successo, ma il modo in cui chiunque si saprà adeguare ed entrare in punta di piedi e con rispetto dell’individualità del bambino, della bambina.
Lo stesso discorso vale anche per le maestre, i primi amichetti dell’asilo nido, i collaboratori interni: ogni bimbo ha un carattere peculiare, frutto anche delle esperienze familiari, del proprio vissuto, per quanto breve; ogni bambino, all’interno dell’asilo, avrà un grado di socializzazione diverso dagli altri.
Voi lo sapete perfettamente: nel vostro percorso di genitori o insegnanti avrete incontrato bambini estroversi, in grado di aprirsi con immediata fiducia anche agli estranei, solari e ben disposti al rapporto inter-personale, altri più chiusi, timidi, bambini introversi, a volte anche sfiduciati nel rapporto perché provenienti da situazioni familiari di tensione e disagio.
I bambini introversi …
Questa superficiale descrizione non vuole essere assolutamente nè un marchio nè un appellativo pedagogico: la diversità è la ricchezza, ed a volte l’introversione è un aspetto congenito, la manifestazione di un’individualità peculiare la quale manifesterà sicuramente altre caratteristiche.
Gli insegnati hanno il grande compito di capire se questa forma di rapporto più discreto, timido, nei confronti di loro stessi o degli altri bambini, è frutto di un disagio o una manifestazione del carattere ed in ogni caso dovranno avvicinare questi bambini in modalità differente, capendo sopratutto le predisposizioni individuali nel rapportarsi con il prossimo.
In questa manifestazione caratteriale spesso si manifesta la tendenza ad un’introversione come forma di arte celata, sensibilità maggiore: non sempre è frutto di un disagio o di una cartina di tornasole riguardante problemi al di fuori della scuola.
In ogni caso l’amore e la dolcezza, la comprensione e l’assoluto divieto di paragone con bambini maggiormente solari, saranno le modalità migliori nei rapporti.
E’ davvero sbagliato, questa regola vale in assoluto, portare il bambino nel campo minato del termine di paragone: ‘vedi come è sempre allegro Matteo?, ‘Perchè non sorridi come Camilla?’.
Il bambino in questi contesti viene privato delle sue piccole sicurezze, ridimensionato nelle sue individualità.
Nell’età della scolarizzazione all’interno dell’asilo nido, o della scuola materna, il carattere è ancora in una fase quasi vulcanica di acquisizione, malleabile e di facile abbattimento nelle sicurezze, soprattutto quando posto di fronte al paragone, al sentimento di inferiorità.
Nessun bambino deve essere inquadrato e schedato: non esiste un carattere standard cui adeguare e uniformizzare i giovani caratteri.
Esiste il bambino in assoluto, con le sue peculiarità, le sue prerogative, i suoi risvolti.
Nel caso, come insegnanti, sospettate che un carattere introverso nasconda un disagio familiare, informare l’operatore psicologico e pedagogico del vostro circolo didattico è la soluzione migliore: osservare e non intervenire senza un quadro ben definito sicuramente evita ulteriori peggioramenti, anche quando la buona fede determina le vostre decisioni.
Il discorso vale ancora di più in situazioni di separazioni familiari, lutti importanti, difficoltà economiche, motivi che potrebbero anche instaurare un grande senso d’inferiorità nel bambino, la cui risposta immediata è la chiusura al mondo, quel mondo tremendo che lo porta a soffrire, che gli ha tolto un genitore, che rende nervoso mamma e papà.
Ricordate sempre che il mondo del bambino, in queste delicate fasce d’età, è fatto di sensazioni, come una grande fiaba nella quale il male non ha filtri, il mostro si nasconde davvero sotto il letto, diviene transfert di paure, condiziona il carattere.
Quindi nessuna fretta e tanto amore: il tempo sanerà il disagio, la dolcezza da parte di voi famiglie ed insegnanti sarà la migliore medicina, sapere ascoltare, creare attorno a questi bambini una ‘bolla’ di protezione, li aiuterà ad aprirsi, a relazionare con più fiducia sia con voi adulti che con i piccoli amici della classe, con piccole routine che infondono sicurezza al bambino e tanti riti gioiosi nei quali abbattere giorno dopo giorno ogni metaforico mattoncino di quel muro costruito inconsapevolmente, per difendersi.
Anche il gioco, le fiabe, le canzoni, sono un ottimo metodo nel quale ispirarsi cercando di, gradualmente, abbattere quel velo di timidezza del bambino, senza nessuna volontà di mutare la sue propensione ad una sensibilità, con l’unico scopo di vederlo sereno, anche nella sua discrezione esistenziale.