L’Anamnesi e la sua importanza per le scuole dell’Infanzia e gli asili nido

L’istruzione deve essere garantita a tutti e ciò significa che bisogna tenere conto delle capacità di apprendimento di ogni singolo bambino e delle sue difficoltà. L’Anamnesi e la sua importanza per le scuole dell’Infanzia e gli asili nido è il tema sempre attuale e dibattuto da educatori e sanitari. Da un lato c’è la riservatezza con i diritti, dall’altro un’esigenza di conoscere con precisione le condizioni del bambino per affrontare il percorso didattico ed educativo nel modo più opportuno.
I disturbi dell’apprendimento scolastico riguardano una percentuale tra il 5-10% dei bimbi, determinando la presenza, in media, di uno o due bambini per classe con tali problemi. Ci sono vari gradi del disagio, in alcuni casi c’è una specificità, mentre il altre situazioni ci sono difficoltà semplici, facilmente superabili con qualche accorgimento. La causa non è da ricercarsi esclusivamente all’interno del piccolo studente, ma nell’ambiente familiare e nelle relazioni con i genitori e con la famiglia più in generale. Vale lo stesso per le relazioni sociali del bambino inserito nel mondo esterno. Le conseguenze principali sono la diminuzione dell’autostima, una scarsa motivazione a imparare e diversi disagi psicopatologici che compaiono usualmente durante situazioni particolari. Il bambino potrebbe scappare dall’aula durante una prova o un gioco che non riesce a comprendere. Se non si procede con l’identificazione dei diversi disturbi la condizione del bimbo può peggiorare, raggiungendo livelli gravi tali da non consentire, ad esempio, il completamento del corso di studi. Nella vita avrà difficoltà nello svolgimento del proprio lavoro e nelle relazioni interpersonali. Nell’adolescenza o nella vita adulta sarà difficile correggere i problemi di questa natura. Bisogna fare uno screening preventivo e coinvolgere la famiglia. All’asilo nido si potrebbe non notare il manifestarsi dei disturbi, mentre la scuola dell’infanzia è il luogo ideale per valutare le modalità di espressione e cogliere così i problemi. Sia la prevenzione sia la cura possono essere adottati con una certa semplicità in questa fase del ciclo d’istruzione. L’intervento precoce consente di:
fornire stimoli e rendere consapevoli i genitori delle difficoltà del bambino, aiutandoli a comprendere la situazione e quindi a evitare di colpevolizzare il piccolo, ma piuttosto di adottare tecniche utili a garantire un supporto adeguato;
offrire strumenti e metodi per affrontare la condizione deficitaria.
Va precisato che in questi casi si possono assicurare stimoli efficaci rivolti al piccolo, perché riesca ad avere una maggiore consapevolezza di sé e riesca a dare il proprio contributo nell’affrontare i problemi, reagendo in modo attivo.

I disturbi generalizzati dello sviluppo
Si caratterizzano dalla grave compromissione delle funzioni in differenti aree dello sviluppo. Coinvolgono così la capacità di interagire socialmente, di comunicare, di avere comportamenti e interessi stereotipati. Le condizioni presentano grandi anomalie rispetto all’età e al livello di sviluppo del bambino e si evidenziano disagi fin dai primi anni di vita.

Disturbi del linguaggio
Si possono verificare ritardi nell’acquisire le competenze linguistiche. Si nota la presenza delle difficoltà fin dai primi anni di vita e sono solitamente presenti se non vi sono deficit neurologici della psiche e dei sensi. Se si agisce immediatamente si può ridurre la possibilità che si accentui la problematica tanto da mettere a repentaglio gli studi.

Disturbi dell’apprendimento
Le competenze neuropsicologiche presentano disagi che intaccano le capacità cognitive, le abilità di sviluppo delle relazioni sociali, e varie funzioni psicologiche. Si possono manifestare la dislessia, l’incapacità di leggere correttamente; la disgrafia, impedendo di scrivere le parole e le frasi nel modo giusto; la discalculia, con criticità nell’affrontare calcoli aritmetici.

Disturbi dell’attenzione
Si ha a che fare con comportamenti particolarmente difficili da gestire. La completa disattenzione, l’impulsività, l’iperattività nei movimenti sono ostacoli per il bambino all’interno della classe, nelle relazioni con gli altri bimbi.

I sintomi
Accorgersi della presenza dei disturbi non è troppo complesso in alcuni casi, ma bisogna sempre fare attenzione. Alcuni dei sintomi:
– non riuscire a indicare all’età di un anno;
– non essere in gradi di produrre lallazioni, parole o frasi a seconda dell’età;
– non poter parlare in un qualsiasi momento;
– assenza di gioco simbolico;
– assenza di interesse per le nuove amicizie;
– facilità nel distrarsi;
– mancanza di risposta quando si chiama il bambino per nome;
– assoluta indifferenza verso le altre persone;
– assenza di un contatto oculare;
– modi stereotipati del corpo;
– mantenimento dell’attenzione fissa su un oggetto in movimento;
– mettere in riga o far girare gli oggetti;
– porre resistenza a cambiare le proprie abitudini;
– eccessiva sensibilità ai rumori, ai sapori e agli odori;
– mancanza di comprensione verso le differenti opinioni e sensazioni altrui;
– interesse ristretto e ossessivo per alcune cose, come ad esempio imparare a memoria un orario di un mezzo pubblico;
– l’essere goffi e impacciati nella motricità;
– esasperata ripetizione delle parole.

L’anamnesi
Raccogliere dati e informazioni sui bambini aiuta nelle fasi successive. La famiglia potrebbe non essere al corrente e non aver notato alcun sintomo oppure di volerlo nascondere o conoscere il problema senza avere la consapevolezza del tipo di disagio e della sua gravità. Molto dipende tuttavia dai familiari e dalla loro volontà di occuparsi dei provvedimenti da prendere e dalla disponibilità di collaborare con gli educatori e con gli esperti. La scuola deve sempre essere a stretto contatto con professionisti in grado di suggerire le modalità di approccio e di trattazione del problema, fornendo un supporto concreto ed efficace al bambino. L’Anamnesi e la sua importanza per le scuole dell’Infanzia e gli asili nido sono state oggetto di provvedimenti specifici che hanno portato alla redazione di schede solitamente sottoposte alla famiglia all’atto dell’iscrizione dei figli. Oltre ai dati anagrafici del nucleo familiare si chiedono informazione, in base all’età, sull’autonomia personale nell’espletamento dei bisogni fisiologici, sulla capacità di vestirsi e di alimentarsi senza aiuto e sull’abitudine di dormire. Si chiedono notizie sullo spazio di vita nel suo rapporto con eventuali fratelli e sorelle, con i giochi e con la televisione. Si passa alle relazioni con altri bambini, in base a eventuali esperienze pregresse, sempre in base all’età del piccolo. Si approfondisce anche il linguaggio e soprattutto si parla delle sue competenze. Ogni istituto provvede a predisporre apposite schede, ma sono queste le domande poste ai genitori, insieme alla richiesta sullo stato medico, che include allergie e patologie croniche.

L’utilità dell’anamnesi
Non esistono solo i disturbi e ci sono bambini perfettamente in grado di seguire l’attività ludica ed educativa, ma ognuno arriva da ambienti ed esperienze variegati e ogni fattore influisce sul comportamento e sulle abilità. Il gruppo classe difficilmente è completamente omogeneo, tuttavia per fare delle differenze un punto di forza per far crescere il gruppo insieme, bisogna avere un quadro completo della condizione di ogni bambino, così di calibrare gli interventi e sapere come agire e reagire ai comportamenti messi in atto dal bimbo. Qualsiasi sia la caratteristica del piccolo va affrontata nel modo adeguato e basare gli insegnamenti sulle reali esigenze, supportando lo sviluppo della conoscenza e delle abilità con efficacia, partendo dal livello del bambino e sfruttando ciò che già sa. Anche la valutazione e le prove devono tenere conto delle peculiarità del piccolo studente, la personalizzazione aiuta a dare giudizi maggiormente specifici e rispondenti alla realtà.

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