Fino ad una certa età, tendenzialmente attorno ai 4-5 anni, il bambino non ha la coscienza dell’importanza altrui nel mondo. È convinto, a tutti gli effetti, di essere lui stesso al centro di tutto e non riesce a stabilire rapporti basati sulla collaborazione ma, esclusivamente, sul soddisfacimento dei suoi bisogni. Ad esempio, in tenera età, giocare con un coetaneo non rappresenta, per il piccolo, un’azione fatta insieme ad un altro bambino per raggiungere uno scopo comune ma, semplicemente, una cosa che gli fa piacere. È su questo concetto che si basano i classici litigi tra bambini molto piccoli, che si rubano i giocattoli o reagiscono in modo violento o disperato per un’azione di questo tipo. La consapevolezza di una struttura societaria, formata da tante persone con ruoli prestabiliti che lavorano insieme per un obiettivo comune, inizia a prendere forma nella cognizione del bambino negli anni della scuola dell’infanzia. È particolarmente importante, dunque, anche per le educatrici, accompagnarli in questa presa di coscienza e contribuire a far sì che riescano a sviluppare un buon senso di collaborazione e di capacità di giocare e, più avanti negli anni, lavorare in gruppo, traendone benefici e piacere.
Come introdurre il concetto di collaborazione con l’esempio
I bambini assorbono tutto, anche le azioni che per gli adulti sono scontate e che effettuano con quotidiana e normale leggerezza. Collaborare serenamente ed efficacemente con le colleghe, sottolineando spesso l’importanza di questo atteggiamento, è il primo modo per far passare ai piccoli un messaggio positivo in tal senso. I bimbi sanno che le maestre, a scuola, stanno lavorando ed osservano: se le educatrici sottolineano spesso il rapporto di stima e rispetto che le unisce, l’importanza del lavoro di un’altra collega ai fini della realizzazione di un progetto, il peso che ha avuto l’aiuto dell’ausiliaria o della dirigente per riuscire ad organizzare una bella cosa, questo già introdurrà in modo spontaneo e naturale il concetto di collaborazione nella loro percezione dell’ambiente. Ripetere spesso frasi come “Che bravi che siamo stati con questi disegni! Se non fosse stato per l’aiuto della maestra dell’altra sezione, che ci ha prestato i pennelli, non ci saremmo mai riusciti!” è un buon modo per introdurre dolcemente i bambini in una mentalità di attenzione all’altro, alle qualità altrui ed all’importanza delle altre persone per la realizzazione dei propri successi.
Come stimolare i bambini ad essere collaborativi
Per far sì che i bambini acquisiscano competenze è necessario sia l’esempio, per permettere loro di respirare l’atmosfera nella quale li si vuole condurre, sia l’esperienza. I bambini hanno bisogno di sperimentare in prima persona i concetti teorici, di renderli pratici, visibili e tangibili, per poterli assimilare. Un buon metodo per sottolineare l’importanza della collaborazione è quello di proporre loro un lavoretto da fare singolarmente e poi farglielo rifare insieme ad un compagno. Naturalmente, il lavoro di gruppo, andrà lodato molto più di quello fatto in solitudine, sottolineando come l’apporto di due diverse creatività abbia reso un semplice disegno, per esempio, un capolavoro degno di lode e di essere attaccato sul muro della classe. In questi frangenti è fondamentale lodare entrambi i bambini, sottolineando come i punti di forza dell’uno si siano sommati a quelli dell’altro, creando qualcosa di speciale.
Giochi propedeutici allo sviluppo dello spirito di collaborazione
Il gioco è un altro strumento attraverso il quale è semplice far passare insegnamenti e messaggi ai bambini. Quando si desidera far collaborare e cooperare un gruppo di bimbi molto piccoli, quindi poco propensi al concetto di “gruppo” e ancora molto improntati sull’ “io”, è necessario proporre qualcosa di eccitante ed inusuale, che attiri fortemente la loro attenzione. Con l’arrivo delle belle giornate, per esempio, si può concedere di uscire in giardino e giocare con l’acqua. Far mettere tutti i bambini in fila, lungo un percorso, e fare in modo che si passino un contenitore pieno d’acqua, rovesciandone il meno possibile, per riempire un altro contenitore posto alla fine del percorso, nel quale, per esempio, inserire un pesciolino di gomma o delle paperelle di plastica colorate. L’obiettivo comune è “preparare la piscina per il pesciolino, prima che stia male fuori dall’acqua” e tutti devono collaborare affinché la bacinella sia presto riempita, per salvare il pesciolino o la paperella. Durante il gioco, è bene sottolineare spesso frasi come “Bravissimo, hai passato al tuo compagno il bicchiere proprio bene, così lui non ha avuto difficoltà e non ha rovesciato acqua”. Alla fine del gioco, quando il pesciolino sarà al sicuro nella sua nuova piscina, si può cogliere l’occasione per ripetere più volte quanto sia stato importante l’impegno di tutti per raggiungere l’obiettivo.
Le favole sul villaggio
Un altro buon metodo per lavorare sul concetto di collaborazione è quello delle fiabe. Lasciando da parte libri preconfezionati o personaggi dei cartoni fin troppo conosciuti, proviamo ad inventare una storia basata su un villaggio. Si può scegliere di rendere protagonisti delle persone, degli animaletti o dei personaggi fantastici. Il villaggio funziona grazie a chi prepara il pane, a chi ha le mucche per mungerne il latte, a chi sa cucire quindi fabbrica i vestiti. Inventando episodi sempre nuovi, magari anche facendo partecipare i bimbi all’improvvisazione, si spiegherà, poco a poco, che nessuno può vivere contando solo su stesso ma che ognuno di noi ha un talento e, se lo mette a disposizione, rende possibile la vita felice e piena di cose belle e buone come nel villaggio della favola.