Anticipare la scuola primaria di un anno: quando un bambino è davvero pronto?

Una delle problematiche che si presentano ai genitori dei cosiddetti ‘primini’, cioè quei bambini nati dall’inizio dell’anno sino al mese di aprile, è quella di determinare se anticipare la scuola primaria di un anno o meno.
Ovviamente ogni situazione è a se ed ogni decisione sarà individuale: dobbiamo però capire i benefici, i pro e i contro, di questa scelta.
In questo settore i pedagogisti sono sostanzialmente divisi e non vi è un giudizio, un’analisi, uniforme e concorde nel consigliare ai genitori la scelta: saranno sempre le famiglie ad avere l’ultima parola nello specifico, decidendo se concedere un ulteriore anno di scola materna ai propri figli, oppure inserirli anticipatamente all’interno del ciclo di scuola primaria dell’obbligo.

La legislazione in tal senso è mutata: se in passato, previa preparazione da parte di insegnanti privati, e successivo esame d’ammissione, la famiglia poteva concedere l’anticipo, oggi non vi è nessun obbligo di formazione pre-scolastica concedendo alle famiglie la piena libertà di scelta in tal ambito.
La legge 53/2003, formulata proprio per rispondere alle mutate contingenze sociali, parla chiara: è la discrezionalità del genitore a decidere la possibilità o meno di introdurre all’interno della scuola primaria un bambino, una bambina, di cinque anni e mezzo, confidando sempre in una sorta di collaborazione e consulenza con le maestre della scuola dell’infanzia.
Alla base delle ponderazioni deve comunque valere la regola che l’istruzione, la crescita specifica ed individuale di un bambino e di una bambina, non deve essere vista come una gara a chi arriva prima alla fine di un ciclo, non è una tenzone tra bambini, ma un percorso di crescita, fondamentale nella vita e non relativo.

L’istruzione è innanzitutto formazione, non solo didattica, ma interiore, individuale: imporre il senso di ‘gara’ tra bambini è l’errore più grande che un genitore, o un corpo insegnanti, può determinare nel generare ansie da prestazioni tra bambini che, al contrario, necessitano solamente di serenità e di amore per lo studio visto come arricchimento culturale e socializzante.
Ad esempio, nelle teorie didattiche all’interno dei cicli scolastici delle scuole di stampo ‘steineriano’, l’eccessiva fretta nell’iniziare il percorso primario potrebbe, statistiche e ricerche in tal senso confermano le teorie dei pedagogisti, rallentare, come effetto paradosso, l’apprendimento, perché imposto in un’età nella quale il gioco è ancora parte integrante e fondamentale del percorso didattico e di crescita dei bambini.
Ogni bambino ha comunque una storia a se e valutazioni individuali: sarebbe un grande errore, soprattutto da parte di voi genitori, generalizzare una teoria o una regola senza considerare lo stadio di maturazione dei vostri figli.

L’istruzione è il nutrimento dell’anima e della sfera culturale: in quest’ottica anche il gioco, soprattutto il gioco, è fondamentale nel determinare una progressione naturale all’apprendimento, sino alla completa maturazione individuale dei bambini.
In quel momento il cambio d’assetto didattico, dalla quasi libertà d’espressione generato dal gioco, alle regole più ferree del comportamento all’interno di una classe primaria, viene vissuto dal bambino con maggior predisposizione, quasi un’innata volontà istintiva a lasciarsi conquistare dallo studio, con graduale consapevolezza nell’accettare nuove regole.
La fretta, l’urgenza, la competitività di troppi genitori nell’era contemporanea è un’assurda corsa verso il nulla, anzi, è un deleterio imporsi di una cultura dell’arrivismo al di fuori dei normali processi di maturazione individuale.

Leggendo le statistiche è abbastanza surreale che nell’Italia meridionale si incontrino le fasce maggiori d’anticipo nell’introduzione di bambini all’interno dei cicli primari d’istruzione: sul fronte opposto percentuale, sono invece gli Stati Uniti, questo è anche in parte dovuto alla maggiore diffusione delle scuole di stampo steineriano, il paese con la percentuale più alta di ritardi nell’inizio del percorso scolastico.
Ciò lascia abbastanza perplessi e verrebbe da chiedersi quali motivazioni portano tante famiglie, soprattutto italiane (le scuole di alternativa concezione, abbiamo citato la ‘steineriana’ perché di maggiore diffusione nei cicli paralleli a quelli istituzionali) ad anticipare la scelta. Un motivo potrebbe essere la sospensione del pagamento delle tasse scolastiche, minori nella scuola primaria rispetto alla materna, oppure all’alta competitività indotta dai genitori.
In tal senso non esiste una statistica precisa: appurate il dato di fatto oggettivo e, soprattutto voi insegnanti di scuola materna, cercate sempre di vivere la scelta dei genitori al loro fianco, oggettivi nel consigliare o meno l’anticipo, valutando, anche con fermezza pedagogica, lo stato di maturazione dei bambini.

L’inizio della scuola primaria è una delle tappe di maggiore importanza nello sviluppo del bambino: un vero e proprio rito iniziatico all’interno della società nella quale dovrà crescere accettando regole anche innaturali nell’istinto dell’uomo.
Concedere un anno di gioco, che è e rimane comunque fonte di maturazione e apprendimento didattico, è anche la concessione di un anno nel quale rinforzare psicologicamente, arrivando al momento fatidico del primo giorno di scuola con maggiore consapevolezza.

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