La pet therapy: a cosa serve

Cos’è la pet therapy?

La pet therapy è una terapia non convenzionale che ne accompagna una tradizionale, di natura sia psicologica che fisica. Nasce nel 1961 con Boris Levinson neuropsichiatra infantile, che nel libro “The dog as co-therapist” (1961), faceva riferimento all’importanza della congiunzione della terapia tradizionale per la cura dell’autismo con la pet therapy, ovvero la presenza degli animali nella vita del bambino. L’animale funge da ponte fra il bambino/paziente e il medico consentendo un miglioramento nel processo di comunicazione e una spinta ulteriore per invogliarlo a partecipare attivamente alla terapia. La scoperta dell’importanza della presenza dell’animale durante la terapia giunse quando per caso in una seduta si infiltrò il suo cagnolino Jingles e il paziente apparve più disteso e capace di esternare le proprie emozioni: “Il cane sa leggere il cuore dell’uomo.” (Fabrizio Caramagna).

Nel corso del tempo la teoria di Levinson si è arricchita di vari contributi, come quello dei coniugi Samuel e Carson che fecero ricorso alla terapia per la cura dei malati mentali.

I trattamenti

Con il termine pet therapy si intendono due tipi di trattamento:

Animal Assisted Activities: funzionale al miglioramento della permanenza di un soggetto in una struttura in cui è ospite per un breve periodo, ad esempio un ospedale o un centro di fisioterapia;

Animal Assisted Therapy: una serie di attività di recupero di per la cura di disturbi in diverse aree:

  • disturbi dello sviluppo
  • depressione infantile
  • autismo
  • disturbi neurologici
  • difficoltà di adattamento
  • disturbi dell’apprendimento e problemi motori

(Fonte: ilpiacenza.it)

Gli animali coinvolti

  • Gatti, cani e conigli
  • Uccelli e rapaci
  • Cavalli
  • Asini
  • Delfini


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I risvolti terapeutici: qualche esempio

David Felten del Department of Neurobiology della University di Rochester (USA) ha affermato che la pet therapy sia in grado di ridurre la durata della convalescenza a seguito di malattie infettive poiché le endorfine, prodotte durante una situazione emozionale, aumentano le difese immunitarie.

Questo tipo di terapia risulta estremamente utile anche nei casi di mobilità ridotta: si pensi ai disabili che riescono a muoversi mediante l’ausilio di un cane ad esempio.

(Fonte: sicap.it)

L’ipppoterapia

Un esempio molto diffuso di pet therapy è l’ippoterapia, soprattutto nella sua concezione di attività di recupero per chi soffre di disfunzioni psichiche, al fine di ristabilire nel soggetto equilibrio, mobilità e coordinazione nei movimenti. In Italia l’ippoterapia è stata avviata da ANIRE –  Associazione Nazionale Italiana Riabilitazione Equestre.

(Fonte: sicap.it)

Pet therapy e autismo infantile

L’autismo colpisce le aree del linguaggio all’interno del cervello, pertanto la pet therapy acquisisce in questo campo una notevole risonanza essendo impostata proprio sull’interazione non verbale. L’animale consente al bambino autistico di interfacciarsi in uno spazio relazionale diverso dal solito, visto che il cane (o l’animale con cui si effettua la terapia) diviene un intermediario nel rapporto fra il paziente e il medico, ma anche fra il bambino e i familiari.

La pet therapy in Europa

In Portogallo la pet therapy ha trovato applicazione grazie al Professor Antonio Machado Teixeira, direttore del Dipartimento di Psicologia di Parede. Sulla base di un esperimento condotto in tre famiglie nelle quali Texeira introdusse un cane o un gatto, evidenziò quanto la presenza dell’animale contribuisse al miglioramento del rendimento scolastico degli allievi che vivevano nelle famiglie coinvolte dall’esperimento.

In Francia la pet therapy si è diffusa in particolar modo nelle scuole grazie al dottor Ange Condoret, allievo di Levinson, che la introdusse con l’obiettivo di aiutare gli studenti con difficoltà di espressione nel passaggio dal linguaggio parlato al linguaggio scritto.

In Austria il dottor Guttmann, dell’Università di Vienna, mise in evidenza che la presenza di un animale favorisse l’integrazione del bambino nel contesto scolastico, seppur non necessariamente coincidesse con un miglioramento delle prestazione di natura prettamente didattica.

(Fonte: murialdoalbano.it)

La pet therapy in Italia

In Italia la pet therapy ha una valenza scientifica riconosciuta dalla “Carta Modena 2002 – Carta dei valori e dei principi sulla pet relationship”, stilata nel 2002 da Istituzioni Pubbliche e Associazioni dedicate allo svolgimento di questo tipo di terapia. Inoltre nel 2003 con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28/2/2003 all’animale è stato riconosciuto un ruolo di rilevanza nella vita affettiva delle persone e la sua valenza terapeutica. Nel 2009 infine è nato il Centro di referenza nazionale per gli interventi assistiti dagli animali (Fonte: anagrafecaninarer.it).

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