La scuola dell’infanzia è un’esperienza fondamentale per l’arricchimento del bagaglio di esperienza e personale d un bambino, soprattutto per i figli unici. E’ una tappa di crescita importante che comprende diversi concetti: la separazione, per alcune ore, dalla casa e dalla mamma, l’introduzione di nuove figure educative, l’aspetto della socializzazione attiva. Tutti tasselli sui quali il piccolo ergerà il suo carattere e la sua impronta relazionale futura, le sue capacità mediative e interattive con gli altri.
Mentre i bambini che hanno fratelli o sorelle sperimentano alcune di queste cose fin dalla nascita, i figli unici, al momento dell’ingresso alla scuola dell’infanzia, si ritrovano davanti all’offerta di molteplici possibilità che non avrebbero mai potuto avere a casa.
Le regole di una società
Il figlio unico, a casa, è abituato a prendere ordini da tutti, che valgono solo per lui. A volte, questa cosa inevitabile, può essere frustrante e opprimente per un bambino che ancora non ha sviluppato una coscienza civica. Trovarsi in una classe dove le figure adulte di riferimento danno regole che valgono per un gruppo di bambini, tutti coinvolti nel doverle accettare e rispettare, gli insegna a prenderle come cose giuste per una comunità e non come un’imposizione personale solo per lui. Condividere con altri bambini il fastidio di un rimprovero o di dover sottostare ad una regola lo aiuta anche a metabolizzare meglio quel tipo di emozione, gestirla senza farla sfociare in rabbia o in ribellione o in senso di non comprensione.
Relazioni a sua misura
Un figlio unico è abituato a contatti fisici ed intellettivi prettamente con gli adulti. Poter trascorrere diverse ore al giorno con individui della sua misura fisica e mentale sarà, per lui, fonte di grandissime soddisfazioni. Banalmente, poter abbracciare un bambino della sua altezza o interagire allo stesso livello, per lui sarà un’esperienza nuova. Instaurare una conversazione con un piccolo della sua età, sforzarsi di capirlo e farsi capire, sarà molto diverso e più stimolante che chiacchierare sempre con adulti che, tendenzialmente, sono portati a comprenderlo in qualunque modo si esprima, senza costringerlo a trovare alternative comunicative per trovare un canale di interazione alla pari.
Il concetto di condivisione
I figli unici tendono a diventare molto gelosi e possessivi delle loro cose e dei loro affetti. I genitori sono solo suoi, i giocattoli sono solo suoi, la cameretta è solo sua. Inserirsi nella scuola dell’infanzia ed imparare che l’educatrice deve distribuire la sua attenzione tra tutti i bimbi, che il materiale a disposizione va condiviso e le attività da fare devono essere concordate e approvate da tutti prima di poter essere svolte, sarà un grandissimo insegnamento per lui. Lo indirizzerà alla generosità, alla felicità di rinunciare a qualcosa per godere di molto altro fatto insieme agli altri, all’esperienza di cercare di trascinare un gruppo in qualcosa che vuole fare lui. Piccoli step e prove quotidiane con cui confrontarsi e assaporare sia il sapore della vittoria che della sconfitta, imparando a gestirle entrambe con naturalezza, supportato da bambini che stanno intraprendendo lo stesso percorso e raccogliendo le stesse sue soddisfazioni e le stesse sue piccole delusioni.
Il senso del dovere attivo
Imparare che ogni mattina bisogna alzarsi, prepararsi, uscire di casa perchè si deve andare a scuola è importante per improntare un bimbo, soprattutto se figlio unico e che, quindi, prima della scuola restava con adulti che catalizzavano su di lui tutte le attenzioni. Il piccolo inizia, piano piano, ad imparare che il mondo non gira esclusivamente intorno a lui ma che lui deve fisicamente uscire di casa per far girare il mondo, far succedere cose, creare situazioni che poi racconterà, la sera, a casa, mobilitando dinamiche di conversazione domestica che altrimenti avrebbero languito, essendo stato solo a casa con adulti ogni giorno.
La limitazione del sè
Il figlio unico, che non ha possibilità di scontro e confronto giornaliero con fratelli o sorelle, non riesce ad imparare i limiti che i suoi comportamenti devono necessariamente avere. L’adulto, giustamente, tende ad accontentarlo, a perdonarlo, ad indirizzarlo. Trovandosi a giocare ed interagire, ogni giorno, con bambini della sua età, sperimenterà le reazioni alla pari alle sue azioni. Imparerà quali conseguenze genera negli altri un suo comportamento, comincerà a dividere il bene dal male semplicemente basandosi sull’impatto che provoca un suo atteggiamento sugli altri bambini. Questa è una fase estremamente importante dello sviluppo evolutivo. I bambini con fratelli ci si scontrano già molto prima dei 3 anni mentre i figli unici ci arrivano con l’ingresso alla scuola dell’infanzia e, a volte, può essere sconcertante per loro. Col tempo ci si renderà conto di avergli dato una grande opportunità e vederlo, giorno per giorno, imparare a gestire le sue relazioni sociali sarà fonte di immenso orgoglio sia per i genitori sia per lui stesso.