Il sistema dei rinforzi positivi e negativi va compreso nel profondo e non utilizzato come una sequenza sterile: il rischio è quello di trasformare l’educazione in addestramento, e qualsiasi buon educatore sa che i rinforzi possono essere strumenti utili, ma vanno saputi contestualizzare e scegliere con sapienza. L’accezione di positivo e negativo che comunemente usiamo nella nostra lingua può trarre in inganno: non si tratta infatti di rinforzi che vanno bene e di rinforzi che vanno male. Entrambi i tipi di rinforzo possono sortire l’effetto desiderato, se usati con criterio. Il comportamentismo ha per primo studiato i processi alla base dell’apprendimento di certi comportamenti mediante il sistema delle ricompense o delle punizioni: Ciò che premia un comportamento e lo incrementa viene definito premio o ricompensa, cioè che fa terminare un comportamento viene definito punizione. In seguito questi criteri si sono allargati fino a comprendere i rinforzi, delle leve comportamentali sulle quali è possibile premere affinché si ottenga un certo risultato di apprendimento.
Ma facciamo degli esempi concreti: quando un neonato piange arriva a comprendere che il suo pianto causa la reazione della madre, che verrà a prenderlo in braccio per confortarlo. L’azione della madre è un rinforzo positivo. Ovvero il suo comportamento di risposta alla pressione effettuata, porterà il neonato a comprendere che ogni volta che vorrà essere preso in braccio dovrà usare il pianto. Si tratta di un rinforzo positivo, che incrementa quindi un dato tipo di comportamento. Ovviamente, come accennato prima, i rinforzi e le leve non devono essere usati in modo meccanico per sopprimere ogni istanza, perché in questo caso il contatto madre e figlio è uno tappa evolutiva ben precisa e fondamentale. Un altro esempio pratico è il bambino che fa i capricci chiedendo al genitore che gli venga comprato un giocattolo. Dopo decine di tentativi il genitore, esasperato, cede e compra il giocattolo. Anche questo è un rinforzo positivo: tacitamente si insegna al bambino che la richiesta pressante e continuativa è il modo corretto per ottenere ciò che vuole, e il rinforzo aumenterà la possibilità che questo suo comportamento si ripeta.
In questi due esempi abbiamo palesato che l’aggettivo “positivo” non è sempre usato in ambito educativo con la stessa accezione con cui lo intendiamo quotidianamente. Sono però rinforzi positivi anche la lode, il riconoscimento e l’approvazione: per esempio un bambino che riceve un sincero apprezzamento per aver portato a termine un compito, sarà più propenso a portare a termine il prossimo compito con maggior collaborazione e felicità, rispetto a un bambino che non sia stato incoraggiato.
Il rinforzo negativo funziona quando si rimuove una causa di situazione spiacevole. Per esempio avviene quando un insegnate permette a un bambino distratto e disturbante di alzarsi dal banco per andare in giro: in questo modo la situazione spiacevole (restare seduto a fare il compito) viene rimossa, e il bambino comprende che disturbare e mostrarsi distratto è un comportamento che gli porterà in vantaggio il permesso di alzarsi ed essere esonerato dal dovere di stare al posto e finire i compiti. Come potete notare, anche in questo caso il termine negativo non è inteso nella sua accezione classica. Comprendere le dinamiche dei rinforzi e saper intervenire proponendo soluzioni adeguate è uno dei tanti compiti che ricadono sull’educatore, non solo in funzione educativa, ma anche in funzione di gestione della classe.
Proponiamo un esempio molto comune nel quale un rinforzo alternativo può essere proposto al posto del rinforzo negativo. Un bambino che si alzi dal banco e disturbi la classe non dev’essere trattato con rinforzo negativo nel momento dell’azione disturbante (farlo uscire dalla classe non è una punizione, ma un premio) ma dovrebbe invece essere lodato quando si comporta bene. Se ad esempio durante la prima mezzora di lezione si comporta bene, l’insegnate dovrebbe lodarlo e mostrargli apprezzamento per il fatto che stia seduto e attento, e incoraggiare in questo modo un suo comportamento corretto: in questo modo il bambino avrà una forte motivazione (l’approvazione) per restare seduto tranquillo e attento senza disturbare la lezione. Non solo l’autostima del bambino verrà accresciuta, ma anche la gestione dell’intera classe verrà facilitata. Questo esempio è adatto a bambini in età scolare, ma può essere proposto anche all’asilo nido, dove l’uso di approvazione manifesta e rinforzi alternativi può diventare un validissimo strumento per integrare bambini dal comportamento difficile: infatti sentirsi approvati e accettati è l’unica cosa che ricercano, manifestando questa necessità in modi talvolta aggressivi o con comportamento non cooperativo. Dare attenzione e approvazione come rinforzo alternativo e non rinforzo negativo è la chiave.