Che cos’è il bullismo
Per bullismo si intende un insieme di comportamenti aggressivi e perpetrati nel tempo, rivolti verso chi non è in grado di difendersi e ne subisce l’impatto psicologico e fisico; di solito i ruoli sono nettamente definiti: da una parte c’è il bullo, colui che agisce in maniera violenta nei confronti della vittima, che è chi invece è costretto a subire.
L’insieme di tutti i comportamenti di sistematica prevaricazione e sopruso che vengono rivolti ad un soggetto considerato particolarmente debole ed indifeso scatena nel bullo un delirio di onnipotenza che lo spinge a continuare nel suo atteggiamento.
Secondo recenti statistiche, questo fenomeno coinvolge almeno una volta nella vita il 40% degli scolari in età compresa tra 3 e 18 anni.
La principale conseguenza di tale meccanismo comportamentale consiste nel progressivo isolamento della vittima che, sia volontariamente che ad opera di chi lo circonda, non partecipa più in alcun modo al contesto sociale.
Esistono due tipi di bullismo:
– diretto
comprendente tutti gli attacchi espliciti di tipo fisico oppure verbale attuati nei confronti della vittima;
– indiretto
che danneggia le relazioni della vittima con le persone circostanti attraverso l’esclusione dal gruppo di coetanei, l’isolamento del soggetto prevaricato, la diffusione di pettegolezzi sul suo conto e la perdita di fiducia in sé stesso.
Quali sono le principali caratteristiche del bullismo
Esistono alcune condizioni predisponenti che portano alla definizione di bullismo, e precisamente:
– i protagonisti sono solitamente bambini o anche adolescenti in età scolare che condividono il medesimo contesto sociale;
– gli atti di violenza sono sempre intenzionali e continuativi;
– subentra uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce poiché il bullo è sempre il più forte sia a livello fisico che psicologico;
– la vittima è incapace di difendersi, viene isolata e quindi ha paura di affrontare la situazione;
– non si tratta di uno scherzo né della conseguenza di un innocuo litigio.
Quali sono i luoghi dove si verifica il bullismo
Uno dei luoghi dove solitamente si verifica tale situazione è rappresentato dall’ambiente scolastico in quanto i bambini sono facili bersagli del bullismo poiché spesso non sono in grado di difendersi, e neppure di chiedere aiuto a figure di riferimento.
Ammettere di essere vittime di una tale violenza psicologica viene infatti vissuto dal bambino perseguitato come un pericolo, che potrebbe rivelarsi ancora più dannoso del subire silenziosamente.
Secondo molti psicologi, uno scolaro diventa bersaglio di bullismo quando viene ripetutamente esposto ad azioni offensive perpetrate deliberatamente da uno o più compagni; tale situazione genera sentimenti di timore, ansia, sconforto che possono arrivare ad un vero e proprio vittimismo.
Fino dal periodo di frequentazione della scuola materna il bambino può venire preso di mira da parte di un gruppo, diventando bersaglio delle loro violenze che dapprima si concretizzano in semplici dispetti, per poi diventare vere violenze emotive, potenziate dalla constatazione della propria solitudine psicologica.
Infatti un’altra componente tipica del bullismo è quella dell’assenza di qualsiasi intervento difensivo da parte di chi assiste alle manifestazioni violente; spesso i compagni che non partecipano agli atti persecutori si comportano da semplici osservatori.
Come riconoscere il bullismo
Pur sapendo che non è facile riconoscere il bullismo in quanto si tratta di una forma di sottile violenza psico-fisica spesso non manifesta, esistono tuttavia alcuni segnali che genitori ed educatori non dovrebbero mai sottovalutare poiché sono emblematici di un forte disagio emotivo, e cioè:
– improvvisamente il bambino non ha più voglia di andare a scuola/scuola dell’infanzia e non desidera venire accompagnato;
– il bambino appare introverso, silenzioso, triste o si innervosisce per futili motivi;
– il bambino non desidera più frequentare nessuno e preferisce rimanere in casa;
– mostra scarso appetito sia in ambiente domestico che in quello scolastico, dove spesso riferisce di avere perso la merenda;
– compaiono graffi, escoriazioni, lividi o strappi sui vestiti dei quali il soggetto non è in grado di fornire spiegazioni;
– subentrano disturbi del sonno con frequenti incubi;
– potrebbero comparire episodi di enuresi notturna;
– il bambino appare disinteressato a tutto quello che lo circonda, mostrandosi apatico ed annoiato;
– possono insorgere inspiegabili comportamenti aggressivi nei confronti di fratelli o dei genitori.
A tal proposito risulta fondamentale un dialogo continuo e produttivo tra educatori e famigliari allo scopo di poter scoprire fin dalle fasi iniziali questo pericoloso fenomeno.
Come prevenire il bullismo
Trattandosi di un comportamento che si verifica soprattutto in ambiente scolastico, è necessario che gli educatori siano in grado di prevenirlo fin dal suo insorgere per evitare dannose cronicizzazioni.
Gli educatori devono quindi:
– porre particolare attenzione agli atteggiamenti del bambino che tende ad isolarsi dal contesto scolastico e rifugge dal gruppo;
– offrirgli protezione e comprensione senza però farlo sentire troppo indifeso;
– stimolarlo ad aprirsi, magari utilizzando supporti didattici come il gioco oppure il disegno o la lettura;
– convocare i genitori non appena si presenta il solo sospetto di bullismo;
– richiedere un consulto di tipo psicologico e comportamentale per analizzare in maniera professionale il problema;
– monitorare attentamente il comportamento dei bulli, senza atteggiamenti particolarmente punitivi, ma cercando di instaurare un percorso dialogico anche con loro.
Secondo una ricerca scientifica effettuata da “Association for Psychological Sciences” il bullismo provoca sofferenza non soltanto nelle vittime, ma anche nei torturatori, a conferma di come questo fenomeno destabilizzi psicologicamente la personalità ed il comportamento degli individui, e rilevando la necessità di adottare contromisure il più possibile tempestive ed adeguate per cercare di limitarne la diffusione.