Il bambino che raggiunge il quinto anno di età si troverà ad affrontare l’ultimo anno della scuola dell’infanzia dovendo iscriversi successivamente al primo anno delle scuole elementari. Il passaggio da una realtà ad un’altra è molto delicato, in quanto i due mondi (quello dell’asilo e quello delle elementari) presentano aspetti peculiari che li differenziano l’uno dall’altro.
Se da un lato i genitori devono affrontare questa fase adottando un atteggiamento che non sia troppo protettivo o troppo distaccato, dall’altro l’educatore è colui a cui è destinato il compito di guidare il bambino abituandolo a ciò che sarà la realtà delle scuole elementari. In questo contesto diventa cruciale saper preparare i bambini alla consapevolezza che, nell’anno successivo, la scuola offrirà nuove prospettive ed un approccio per l’apprendimento diverso da quello a cui è abituato. L’ultimo anno della scuola dell’infanzia è quindi quello che preparerà il bambino, sia emotivamente che intellettualmente, verso un percorso di maturazione e di crescita che lo aiuterà ad affrontare meglio i primi giorni delle elementari.
Differenze fra scuola dell’infanzia e scuola elementare
Dal punto di vista di un adulto il passaggio da una scuola ad un’altra potrebbe rappresentare un aspetto secondario a cui il bambino, prima o poi, si abituerà. Se non fosse che lo stesso bambino potrebbe vivere con trauma l’impatto di una realtà basata su regole comuni ad un’intera classe, ed insegnanti che utilizzano metodi differenti da quelli adottati nell’asilo. Le maestre della scuola dell’infanzia prediligono un contatto diretto e personale con ogni alunno, mentre un docente delle elementari adotta un approccio più distaccato, seppur adeguato all’età dei bambini. A prevalere è l’aspetto oggettivo, perché in una scuola elementare l’attività ludica viene posta in secondo piano rispetto all’insegnamento delle materie. Il rapporto fra insegnante ed alunno è più distaccato rispetto all’asilo ed i bambini sono posti sullo stesso piano, mentre le relazioni che si instaurano sono quelle fra un docente (il cui ruolo principale è quello di insegnare) e gli alunni (il cui compito è quello di apprendere). L’educatore, nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia dovrebbe adottare un approccio simile a quello di un insegnante delle elementari, distaccandosi gradualmente (e non repentinamente) da quello che è il contatto tipico di un maestro dell’asilo.
L’importanza delle regole
Gli psicologi sottolineano l’importanza di educare il bambino al rispetto delle regole. Il mondo delle elementari è una realtà dove vigono regole uguali per tutti, e dove ciascun alunno è tenuto a rispettarle per disciplina ed ordine. Le regole più comuni sono quelle del silenzio durante le ore didattiche, dell’ordine sul banco e tra i libri, del rispetto fra ciò che appartiene ad un bambino e quello che è di proprietà del compagno di banco. Il gioco è un momento di svago a cui è dedicata una piccola parte della giornata, mentre la responsabilità è al centro di ogni attività: dallo svolgimento dei compiti alla concentrazione, dalla ricreazione al momento in cui ci si prepara per uscire dall’aula fino allo stare composti dietro il banco di scuola.
Nella scuola dell’infanzia le regole sono differenti. Tutto è basato sul gioco e tutto è in piena condivisione tra gli alunni. Nelle scuole elementari si inizia ad imparare che alcune cose appartengono agli altri e che l’attività didattica va affrontata con costanza e serietà.
L’educatore nella scuola dell’infanzia dovrebbe adottare metodi di insegnamento basati sul rispetto delle regole, da impartire sotto forma di gioco per abituare il bambino al rispetto di ciascun precetto. Attività ludiche che rispecchiano quello che sarà il mondo delle elementari possono abituare gli alunni ad una maggiore consapevolezza della differenza fra elementari e asilo. Ad esempio l’educatore potrebbe insegnare la compostezza dietro un banco di scuola, impartendo le nozioni principali come quelle di chiedere la parola per alzata di mano. Il tutto svolto sempre in forma ludica.
L’autonomia prima di tutto
Il bambino delle scuole elementari ha raggiunto un’autosufficienza tale da svolgere alcune mansioni senza il costante aiuto di un educatore. L’autosufficienza si manifesta in svariati modi, come ad esempio quella di svolgere i compiti assegnati in classe senza la presenza di qualcuno, oppure nel saper preparare lo zainetto seguendo una logica ben precisa. Anche la fase della merenda richiede una certa autonomia che, nella scuola elementare, viene affrontata da soli. Il bambino di cinque – sei anni ha già acquisito l’autonomia necessaria per affrontare questi piccoli ostacoli che la quotidianità delle scuole elementari richiede. Sa mangiare, sa andare in bagno, sa esprimere un concetto logico e sa quando si sente stanco. Ma è il distacco della figura costante di un educatore sempre al suo fianco che potrebbe incidere sulla piena autonomia. L’educatore, durante le attività didattiche, dovrebbe affrontare tale aspetto cercando di distanziarsi e di invogliare il bambino a svolgere gran parte delle mansioni senza il suo aiuto. Con delicatezza e con la massima dolcezza è possibile insegnare come mantenere in ordine il proprio banco, oppure come comportarsi se si chiede di andare in bagno, premiandolo quando risponde in maniera ottimale agli stimoli dell’educatore. Il premio può essere anche una parola di riconoscimento o un sorriso, perché non sempre è necessario il bene materiale come ricompensa.
Adottare nuovi stimoli per l’apprendimento
Il piano di studi nelle scuole elementari prevede l’insegnamento di molte materie che non sempre vengono affrontate nella scuola dell’infanzia. Se da una parte all’asilo vengono impartite nozioni generali (come i giorni della settimana, i numeri, i colori, le lettere dell’alfabeto) il metodo di insegnamento rimane sempre adeguato ad una classe di bambini che frequenta un asilo. E’ importante quindi, nell’ultimo anno delle elementari, preparare le basi di quello che sarà il metodo di studio affrontato successivamente, cercando di adottare un atteggiamento simile a quello di un docente della scuola primaria. E’ necessario sottolineare come
gli stimoli stuzzichino la fantasia di ciascun bambino, suscitando curiosità e voglia di imparare cose nuove. La scuola elementare offre infiniti spunti per motivare un bambino dell’asilo, come l’ambito delle filastrocche legato all’insegnamento dell’alfabeto e dei numeri, quello delle poesie, quello delle favole e quello delle immagini. L’utilizzo dei libri è uno spunto in più per preparare il bambino all’utilizzo dei sussidiari e degli abecedari, ricordando la funzione principale che ha il libro. Anche in questo caso l’educatore può adottare un approccio ludico, insegnando il rispetto dei libri e stimolando la creatività su quelli che saranno le materie affrontate nelle scuole elementari.
Sviluppare l’attenzione per ottenere concentrazione
Un altro aspetto che differenzia le elementari dalle scuole dell’infanzia è la richiesta di attenzione da parte degli alunni che compongono una classe. Il maestro è quello che insegna, mentre gli scolari ascoltano ed imparano. Nell’asilo la realtà è ben differente, poiché spesso l’educatore assume un comportamento conforme alla personalità di ciascun alunno. L’attenzione può essere stimolata e sviluppata adottando metodi differenti, molti dei quali prevedono l’ascolto come regola fondamentale. Si potrebbe ottenere attenzione raccontando una favola e raccogliendo tutti gli alunni invitandoli ad adottare un atteggiamento composto ed ordinato. Il coinvolgimento incentiva la concentrazione, impartendo compiti anche semplici per consentire al bambino di applicarsi in una specifica attività. L’atteggiamento dell’educatore dovrebbe essere il più delicato possibile, evitando rimproveri o punizioni che potrebbero comportare il risultato opposto: distrazione e disattenzione.