I bambini imitano gli adulti: questa è una verità apparentemente banale che si ricava anche dalla sola esperienza. Questo comportamento naturale che permette al bambino di trovare il proprio posto nella società e di aumentare istintivamente le possibilità di sopravvivenza, è chiamato apprendimento vicario o rinforzo vicario.Comincia già a pochi mesi, con la modulazione del riso e del pianto a quelli delle persone familiari al bambino, e prosegue per diversi anni, manifestandosi nella sua pienezza nell’età che va dall’asilo nido agli anni prescolari. Per questo motivo gli educatori devono essere ben preparati e consapevoli del fatto che ogni gesto, ogni tono di voce, ogni loro risposta alle situazioni quotidiane sarà un esempio per l’apprendimento vicario dei bambini che hanno attorno. Trasmettere valori e insegnamenti non è efficace se alla prima occasione si perde la consapevolezza di questo: si rischia di trasmettere infatti l’esatto opposto, e quindi di scivolare nel territorio della non-educazione. Le risposte comportamentali date dall’osservazione e dall’imitazione sono vitali per il bambino, e rappresentano un vero e proprio strumento di costruzione dell’identità e del modo di vivere: attraverso l’imitazione il bambino ottiene affinamento delle sue abilità e approvazione, oltre che gratificazione e divertimento. Ogni bambino gioca a fare l’adulto, a rimettere in ordine, a cucinare con i suoi set di cucina in miniatura, e a svolgere quelle attività che vede svolgere agli adulti.
Allo stesso modo il bambino tende a prendere ad esempio la figura dell’educatore per i modi e i comportamenti.
Quando un qualcosa di scorretto viene a verificarsi per una qualche ragione, è opportuno per l’educatore commentare insieme al bambino l’accaduto e spiegare il perché sia sbagliato, con molta pazienza. Inoltre, a causa della tendenza a ripetere ed imitare insita nei bambini piccoli, nel parlare con i genitori o con i colleghi, l’educatore dovrà tenere costantemente a mente che si trova in un ambiente pieno di “piccoli replicanti” pronti a ripetere ogni suo gesto o parola: è necessario essere vigili affinché i bambini abbiano un esempio costante di moderazione e serenità, anche nei momenti in cui l’educatore non ritiene di essere visto. Il rinforzo vicario entra in questa dinamica nel quadro delle ricompense, che ripetute nel tempo, aiutano e motivano il bambino nell’adempiere piccoli compiti e superare piccoli step evolutivi senza traumi, al contrario migliorando l’autostima. Quando il bambino compie un’azione edificante nel suo programma di crescita e apprendimento, riceve un rinforzo positivo con il quale l’apprendimento migliora ( i rinforzi possono essere donati sotto forma di piccole ricompense fisiche, ma soprattutto sotto forma di incoraggiamenti e riconoscimento sincero delle abilità).
Secondo l’esperimento di Albert Bandura però, un’azione imitata seguendo il modello di un adulto violento e aggressivo viene appresa senza la necessità di rinforzi o ricompense che la incoraggino: si ha quindi il rinforzo vicario, ovvero un apprendimento basato non su un sistema di rinforzi ma sulla pur ripetizione di ciò che si osserva. Questo modo di apprendere tipico dei bambini piccoli è dunque in grado di segnarli in modo permanente senza l’ausilio del sistema di rinforzi. Una potente arma, se posta nelle mani sbagliate. Per questo motivo, gli educatori e le educatrici devono prestare la massima attenzione a non proporre involontariamente dei modelli di reazioni discutibili: anche durante piccole pause o piccole evasioni (una comunicazione tra colleghi, una breve telefonata) se l’ambiente p pieno di piccoli menti prone al rinforzo vicario, è bene tenersi sempre vigili ed evitare espressioni e toni di voce aggressivi o contrari alla sana educazione che si è tenuti a impartire ai bambini. L’esperimento di Bandura mostra come diversi gruppi test di bambini mostrino comportamenti diversi dopo aver visto la scena di un adulto che aggredisce con un martello un pupazzo gonfiabile: il gruppo non soggetto alla visione della scena violenta non ha dimostrato comportamenti aggressivi in seguito, mentre il gruppo che aveva assistito ha dimostrato di aver appreso il comportamento aggressivo senza alcun bisogno di ulteriore rinforzo ripetuto nel tempo. In poche parole è possibile affermare che per produrre un apprendimento positivo è necessaria una certa ripetizione rafforzativa dei buoni esempi, mentre per produrre un apprendimento negativo è sufficiente un solo e unico cattivo esempio.
Da questo stato di cose nasce la necessità, per gli operatori per l’infanzia, di essere pienamente consapevoli del loro comportamento e non abbassare mai la soglia di guardia per evitare la ripetizione involontaria di pattern negativi poi difficilmente cancellabili, che segnano la direzione evolutiva del carattere e della personalità del bambino che ne è soggetto. Si rende necessaria quindi la massima attenzione e la totale padronanza dell’autocontrollo.