L’importanza della musica per un corretto sviluppo del bambino

Numerosi studi hanno dimostrato quanto sia importante la musica nello sviluppo del bambino. Già nel grembo materno, il bambino è in grado non solo di ascoltare la musica ma anche di essere influenzato da essa, con conseguenze sul suo benessere già nello stadio prenatale. Il feto, infatti, inizia a percepire suoni e rumori tra il quinto e il sesto mese di gravidanza e reagisce ad essi, riconoscendoli quando vengono ripetuti una volta venuto al mondo. Dopo la nascita la musica diventa un importante strumento di crescita, contribuendo sia allo sviluppo cognitivo che allo sviluppo del linguaggio. Ció avviene anche attraverso le connessioni cerebrali che coinvolgono l’emisfero destro, “sito” della competenza musicale, ma anche parte di quello sinistro e le regioni sottocorticali.
Gli studi sul campo hanno individuato un nesso causale tra la formazione musicale e il ragionamento spaziale già nei bambini piccoli. La musica, difatti, costituisce un modo per conoscere e per fare esperienza. L’intelligenza musicale è importante al pari dell’intelligenza linguistica, spaziale, matematica, interpersonale e cinestesica.
Ogni esperienza, anche quella musicale, costituisce un fattore di crescita fondamentale, principalmente nella prima infanzia. Dalla nascita ai sei anni di età circa i bambini non esprimono la musica come degli adulti. Essi acquisiscono una competenza musicale di base, come cantare e seguire il ritmo di una musica, similmente a come avviene per lo sviluppo del linguaggio.
Non a caso l’ONU nella convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché il Parlamento Europeo attraverso varie raccomandazioni agli Stati membri, sono intervenuti negli ultimi anni per sancire l’importanza dell’inserimento precoce delle discipline musicali nei programmi educativi dei nidi e delle scuole per l’infanzia.

bambino con chitarra

La prima infanzia è un’epoca di apprendimento fondamentale anche e soprattutto attraverso il gioco. Inserendo nei momenti dell’attività ludica stimoli di natura musicale, l’educatore è in grado di arricchire l’ambiente a cui il bambino è esposto, consentendogli nuove sperimentazioni.
Imparare e capire la musica della propria cultura di appartenenza è una capacità innata, come quella di parlare e comprendere la propria lingua madre. Oltre a stimolare le abilità linguistiche e cognitive, la musica è in grado di esercitare un’influenza primaria anche sulle capacità cinestesiche nella prima infanzia, con conseguente potenziamento delle abilità corporee, principalmente quelle legate al movimento ritmico e al canto.
Ma la musica è anche un modo per comunicare, con la voce, con le parole, con il corpo.

In generale, i bambini sono in grado di riprodurre le note che ascoltano fin dall’età di tre-quattro mesi circa, mentre l’abilità di cantare si raggiunge intorno ai 12 mesi, epoca in cui tra l’altro si inizia a parlare la lingua materna e si è in grado di distinguere tra parlato e canto. Fino ai due anni l’esplorazione sonora si manifesta per prove ed errori; in seguito essa diviene sempre più organizzata seguendo precise regole musicali che vengono man mano scoperte dal bambino. Secondo le numerose ricerche condotte sul tema, il potenziale musicale è ai suoi livelli massimi nei primi tre anni di vita, per poi iniziare a decrescere lentamente fino ai nove anni, età in cui si stabilizza.
Solitamente ai bambini vengono proposti modelli musicali molto semplici e ripetitivi. Questi dovrebbero essere man mano arricchiti in modo tale da fornire stimoli sempre più variegati per favorire quello che viene chiamato “apprendimento per differenze“, ovvero a più stimoli diversi è esposto il bambino, maggiori capacità selettive sarà in grado di sviluppare. Pertanto, se adeguatamente stimolati sotto questo aspetto, al momento dell’inserimento all’asilo ed ancor più nella scuola dell’infanzia i bambini possiedono già buone capacità vocali, da potenziare ed affinare ulteriormente dietro stimoli forniti dagli educatori. Ecco che questi ultimi, oltre ai genitori e alle altre figure di riferimento del bambino, possono fare molto per stimolare e potenziare le capacità musicali dei più piccoli. Più l’ambiente di apprendimento è ricco di stimoli musicali, più evoluti saranno i comportamenti musicali (e non) anche in età scolare e, in seguito, in età adulta.Quindi, se è vero che l’educazione musicale nella prima infanzia favorisce non solo l’apprendimento in generale ma anche la crescita complessiva del bambino, l’educatore che inserisca tale disciplina all’interno del programma educativo contribuisce ad un più completo adeguato sviluppo del bambino.

In ultimo, la musica, sollecitando le emozioni, è in grado di contrastare l’ansia e i sentimenti negativi, contribuendo anche allo sviluppo emotivo. Essa, inoltre, allena l’autodisciplina e l’autocontrollo e influisce sulle relazioni, fungendo da stimolo nell’interazione con gli altri e nel potenziamento delle competenze affettive, favorendo un clima di interscambio reciproco anche tra il bambino e l’educatore, oltre che con l’ambiente circostante in generale. Infatti, un ambiente ricco di stimoli musicali, dove l’educatore propone giochi ed altre attività che coinvolgono la voce e i suoni, è in grado di rafforzare la sfera affettiva del bambino e il legame con le figure significative.

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