Avere dei figli comporta un grande cambiamento nella vita dei genitori e, non essendoci un vero e proprio manuale perché ogni esperienza è soggettiva, non è facile riuscire essere sempre all’altezza. Si possono avere reazioni eccessive. Tra i comportamenti che non fanno bene al bambino c’è infatti l’ingerenza e genitori troppo ingerenti. Sicuramente bisogna essere presenti e fare molta attenzione al bimbo, ma non bisogna essere troppo presenti, tanto da soffocare il piccolo. La sua crescita deve avvenire in modo protetto, lasciando però che impari dai suoi errori. Deve comprendere che nella vita bisogna prendersi delle responsabilità. Il genitore iperprotettivo non salva il figlio dalle esperienze negative, ma porta il bambino a essere ansioso e depresso
L’eccesso di protezione si manifesta in molte occasioni nel contesto scolastico, a partire dalla scuola dell’infanzia. Insegnanti ed educatori hanno un ruolo importante e non sono dei semplici baby sitter, ma questo a volte non viene recepito. Le mamme e i papà talvolta diventano aggressivi nei confronti di chi si occupa dei loro figli e li rimprovera o fa fare loro delle attività non gradite. Tale atteggiamento è dannoso per i bambini, che avrebbero invece bisogno di trovarsi di fronte a una vera e propria alleanza educativa tra i suoi genitori e i suoi maestri. Ognuna delle parti deve necessariamente fare la propria parte assicurando la continuità tra casa e scuola, perché il piccolo possa capire che deve seguire delle regole, che gli insegnanti sono un’autorità da rispettare. Inoltre creare dei legami tra ciò che si impara alla scuola dell’infanzia e le attività svolte con i genitori è essenziale e aiuta il bimbo a trovare riscontro nella sua quotidianità di quello che viene insegnato.
L’atteggiamento giusto verso la scuola, di qualsiasi ordine e grado, è quello di dare fiducia, di lasciare che chi ha una competenza specifica possa fare il proprio lavoro. La protezione del bambino è importante, ma deve avere dei limiti, proprio perché il piccolo va messo in condizione di fare le proprie esperienze, di apprendere qualcosa in ogni momento. La fiducia data dal genitore all’insegnante consente che si instauri lo stesso tipo di rapporto tra il bambino e la maestra. Mamma e papà devono essere presenti alla vita della scuola, mostrando un interesse sincero a quanto avviene nell’ambiente scolastico. Lo stesso approccio vale alla scuola dell’infanzia come ai livelli successivi. Ci vuole la collaborazione tra docenti e genitori, sfruttando le occasioni di incontro organizzate dalla scuola. Si offrono elementi di conoscenza sugli atteggiamenti e sui comportamenti dei bambini fuori dal contesto scolastico, ragionando così con gli insegnanti sulle inclinazioni individuali del bimbo, adottando le giuste misure per aiutarlo ad affrontare le attività scolastiche.
Se i genitori sono eccessivamente protettivi e sono ingerenti, come ci si deve comportare? Fronteggiare le mamme e i papà che non collaborano, ma sono pronti a tutto pur di difendere il proprio bambino non è semplice, ma con qualche accorgimento si può arginare il problema e aprire la strada verso l’instaurazione di un clima di collaborazione. Il primo passo riguarda la comprensione da parte dell’insegnante della condizione del genitore. Chi si presenta aggressivo è caratterizzato da due elementi: la paura e la giustificazione. Da un lato c’è il timore di non riuscire a difendere il bambino dai soprusi di cui può essere vittima fuori da casa, senza considerare in modo appropriato il ruolo della scuola, dall’altro lato c’è la coscienza di non essersi occupati del bimbo e di voler scaricare le colpe sulla scuola e sul docente. Si deve lavorare su questi aspetti per riuscire a spostare l’energia dei genitori nella giusta direzione.
In realtà i due elementi non sono necessariamente presenti insieme, anzi bisogna distinguere quindi tra i genitori che hanno paura e quelli in cerca di qualcuno a cui scaricare le proprie mancanze. Il colloquio tra genitore e insegnante è fondamentale, per questo bisogna iniziare con il tranquillizzare la mamma o il papà con cui si parla. Nel primo caso il docente deve spiegare che capisce quanto sia impegnato il genitore e che sta lavorando per aiutare il figlio. Nella seconda situazione, invece, l’insegnante deve precisare che sta aiutando il figlio perché possa arrivare a fare il meglio che può. Per prevenire la discussione sugli eventuali rimproveri, bisogna dire alla mamma o al papà che proprio per svolgere il compito di insegnante nel migliore dei modi bisogna talvolta essere severi. Vanno però messi in evidenza i pregi del bambino, solamente a dialogo ben avviato si passa a parlare dei problemi riscontrati nei comportamenti del bimbo. Il genitore deve percepire l’interesse verso il bambino da parte del docente e va tranquillizzato circa la possibilità di miglioramento futuro. Solamente in questo modo si riesce a creare la cooperazione utile e a guadagnarsi la fiducia necessaria.