L’apprendimento vicario consiste nell’acquisire risposte comportamentali tramite l’osservazione e l’imitazione. L’importanza dell’Apprendimento vicario all’Asilo Nido e durante la scuola d’infanzia si comprende facilmente, sembrerebbe quasi scontata, ma è bene fare una riflessione. C’è un assunto secondo il quale l’uomo diventa tale imitando gli altri uomini. Lo si nota dal rapporto tra genitori e figli, in cui ci sono i papà fieri che puntano a farsi imitare e i bambini, desiderosi di imparare, individuano un modello di riferimento, quasi a voler dire “da grande sarò come la mamma” o come il papà. L’esempio da dare ai piccoli, però, deve essere sano, quindi bisogna sempre pensare prima di compiere un gesto o un’azione. Si tratta di insegnare, quindi i comportamenti da mostrare devono essere corretti. Lo stesso avviene a scuola, in particolare all’asilo nido e alla scuola d’infanzia, dove i piccoli trascorrono una buona parte del loro tempo con lo scopo di apprendere qualcosa di nuovo. L’imitazione degli adulti è tipica dell’età. Ovviamente manca la capacità di operare delle scelte e di giudicare. Per questa ragione sono gli adulti, soprattutto gli educatori, a doversi preparare al meglio. I bambini fanno attenzione ai gesti, al tono, alle parole, alle mani e agli occhi. Insomma, sono pronti a riprodurre anche il più insignificante dettaglio. Loro sono sempre attenti e osservano tutto. Da un lato ci vuole consapevolezza e quindi si usa la massima attenzione, dall’altro lato è positivo perché si aiutano i bimbi a crescere, facendo loro capire come ci si comporta nelle diverse situazioni.
L’imitazione è la forma di apprendimento che consente ai bambini di modellare il proprio modo di essere e di agire. Tale processo opera sul livello conscio e su quello inconscio. Fin dai primi mesi di vita il piccolo abbina il pianto e il riso a quello degli adulti che lo circondano. La crescita permette di affinare la tecnica, riescono a riproporli in modo più simile, pur non riuscendo a comprenderne il significato. Sono convinti che una buona imitazione consenta loro di trovare un posto specifico nell’ambiente in cui si trovano. Per questa ragione in qualunque luogo vadano seguono con attenzione i movimenti altrui e poi cominciano a osservare nei loro simili lo svolgimento di azioni che già conoscono. Banalmente potrebbe essere quello di osservare come un’altra persona o un altro bambino salutano o sorridono. Adulti ed educatori spendono molto tempo a insegnare ai bambini ciò che è giusto fare o ciò che risulta sbagliato, ma se si dimenticano di adottare comportamenti consoni quando possono essere visti dai bambini, allora i consigli saranno vani, certamente non del tutto, ma l’inadeguatezza di un gesto con l’imitazione diventa per il bambino più efficace di tante parole. Ovviamente il piccolo osserva tutti, ma prende ad esempio dei modelli, persone che stima, ammira e vede come un punto di riferimento. Il rapporto di fiducia che si crea, ad esempio con la maestra, consente di prendere un punto di riferimento e di imitare gesti ed espressioni. Talvolta è bene commentare con il bambino, quando si è mostrato qualcosa di scorretto, per far capire il senso e quindi lo sbaglio. La maestra deve fare attenzione a scuola, soprattutto quando dovesse capitare di parlare con una collega o con qualche altro adulto. Meglio tenere presente che i bambini guardano oppure allontanarsi dalla loro visuale, non si sa mai. I comportamenti abituali vengono assorbiti dal bimbo, che tende a ripeterli affinando il modo di riprodurli. Ciò che apprende da piccolissimo lo porterà dietro per tutta la vita.
A ogni età corrisponde un effetto diverso. Tra i due e gli 8 mesi di vita i bambini sono in grado di imitare le espressioni facciali dell’adulto che osservano. Quando raggiungono i 15-18 mesi cominciano a imitare in modo differito, cioè dopo aver osservato, in un momento lontano, assumono le stesse espressioni e i gesti che hanno visto fare agli altri. L’importanza dell’Apprendimento vicario all’Asilo Nido e durante la scuola dell’Infanzia la sottolinea un esperimento del 1961 realizzato da Albert Bandura, psicologo canadese. Mise settanta bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni, divisi in tre gruppi, in una stanza. Lo scopo era quella di giocare. Il primo è entrato in un ambiente in cui c’era un adulto intento ad aggredire un pupazzo gonfiabile con un martello, mentre il secondo è stato inserito in un’altra stanza in cui la persona adulta non prestava alcuna attenzione al pupazzo. Il terzo gruppo si è trovato in un ambiente senza alcun adulto. Successivamente gli adulti sono stati fatti uscire dalle stanze e il primo gruppo rimasto solo ha mostrato evidenti segni di aggressività verso i giocattoli presenti. I bimbi stavano semplicemente imitando quanto avevano visto fare. Per loro era un po’ come avere una ricompensa, ecco da dove deriva il termine vicario. Il rinforzo vicario sostituisce il premio da ricevere per l’imitazione, che è quello di cui sono convinti i bambini. L’esperimento è chiaro ed è entrato a far parte dei manuali della pedagogia, tanto da costituire un esempio di come ci si debba comportare insieme ai bambini piccoli.
A scuola le maestre possono verificare l’innato senso dell’imitazione nei bambini semplicemente svolgendo le attività volte allo sviluppo cognitivo e al gioco. Per insegnare ai bambini il linguaggio, la motricità, l’espressione creativa e ad aiutarli a sviluppare le proprie abilità. All’asilo nido si pronunciano le parole da far ripetere, si mostrano i gesti e i movimenti da fare, proprio con l’intento di far copiare. Con la pratica potranno farli propri, ma per le prime volte si fa vedere e loro devono riprodurre. Ciò significa che si deve prestare particolare attenzione ai metodi adoperati e alle attività. All’interno dei programmi si dedica molto spazio all’apprendimento nelle sue varie forme, si descrivono le azioni da intraprendere, si usano manuali con giochi e suggerimenti per la realizzazione di specifici esercizi messi a punto dagli esperti del settore per ottenere efficacemente risultati nelle varie parti del percorso di sviluppo cognitivo. L’apprendimento vicario è parte del processo utile a imparare, ma non lo si adotta con esercizi e manuali, bensì con il proprio comportamento. Le educatrici lo usano in maniera naturale, inserendolo nelle lezioni programmate e in qualsiasi momento di contatto con il bambino. Tra l’asilo nido e la scuola dell’infanzia variano le modalità con cui il bimbo mette in pratica la propria strategia imitativa, ma in entrambi i casi le abitudini dei suoi punti di riferimento incidono. La preparazione su questo aspetto richiede una formazione personale basata sull’esperienza. Quando si lavora con i più piccoli ci si deve attenere a regole comportamentali precise, essendo comunque sempre pronti a a correggere eventuali errori. Bisogna parlare con il bambino, anche se però funziona dai 30 mesi in su, quando il bambino comincia ad avere un certo rapporto con il linguaggio, perché prima potrebbe non capire molto bene le spiegazioni. Quando si attuano le strategie di insegnamento più adatte si deve poter contare sull’assoluta concentrazione per incidere sul bambino nella giusta maniera. Con la crescita i bambini tendono a imitare a distanza, quindi si deve pensare bene a cosa di fa vedere, ma questo rientra nelle competenze specifiche degli educatori per lo svolgimento quotidiano della loro professione.