L’affollamento visivo consiste nella difficoltà di isolare componenti visive, soprattutto parole e numeri presenti all’interno di un brano. Si tratta di un processo della visione dato dall’inibizione alterata degli stimoli laterali. Si verifica una difficoltà a integrare le informazioni percepite dalla periferia del campo visivo con quelle centrali. A risultare critico è anche il riconoscimento dei simboli. I sintomi si presentano già in età prescolare fin dall’asilo nido e si accentueranno negli anni successivi. Nello specifico i problemi riguardano:
– l’analisi e la memorizzazione visiva delle forme: il bambino presenta difficoltà nell’esame delle forme e quindi a mantenerle a mente, arrivando a scambiare l’orientamento all’interno dello spazio, come ad esempio inverte le lettere, la b diventa d o la p diventa q;
– l’analisi seriale visiva: il bambino presenta problemi nel controllo dell’analisi visiva, in particolare se si trova di fronte a molte forme differenti tra loro, tale difficoltà non gli permetterà, in età scolare, di leggere ed esaminare pagine di testo;
– l’integrazione tra visione e udito: il bimbo non riesce a passare dalla rappresentazione visiva a quella uditiva, non riuscendo ad abbinare le parole sentite a quelle scritte.
Tutto ciò significa che i problemi si presentano quando il bambino si trova di fronte alla pagina di un libro figurato. Non è in grado di distinguere le forme e quindi di memorizzarle per poi riconoscerle.
Come aiutare i bambini dell’asilo che soffrono di Affollamento Visivo? La diagnosi funzionale prevede l’approfondimento delle componenti dell’apprendimento valutando le altre abilità fondamentali o complementari. Si tratta di verificare le capacità percettive, visuomotorie, attentive e mnestiche. A incidere possono essere fattori ambientali, condizioni emotive e relazionali e la presenza di altri disturbi evolutivi collaterali. Per effettuare la valutazione dei problemi è necessario avviare una collaborazione tra la scuole e gli esperti, coinvolgendo ovviamente la famiglia. Le abilità visuospaziali sono correlate alle capacità di apprendimento della lingua scritta, per questa ragione bisogna intervenire all’asilo, prendendo le necessarie misure per affrontare il problema e ridurre il disagio in preparazione alla frequentazione della scuola primaria. Si deve agire per supportare le difficoltà nella scansione visiva.
Leggere per il bambino all’asilo implica l’abilità di svolgere un esame sequenziale di pagine ricche di stimoli visivi. Vedere le immagini ed elaborarle fa parte del percorso di apprendimento, soprattutto perché prima si acquisisce il materiale e quindi lo si usa per i passi successivi, imparando a collegare le diverse informazioni raccolte. Viene minata la comprensione di ciò che si legge o vede nelle raffigurazioni. Diversi studi dimostrano la stretta connessione tra l’abilità di scansione visiva dei bambini in età prescolare con la capacità di leggere la lingua scritta, che si avrà con l’avanzare nel ciclo di studi. Le ricerche sul campo condotte da studiosi ed esperti hanno fatto svolgere a bambini normolettori e a bimbi affetti da affollamento visivo svolgendo prove sul riconoscimenti di colori, oggetti e numeri. Si richiedeva ai piccoli di indicare nel modo più rapido possibile la corrispondenza tra stimoli e matrici. Chi riscontrava criticità nella scansione visiva aveva la necessità di più tempo per decifrare le immagini e le forme. Altri test con il coinvolgimento di bambini dell’ultimo anno della scuola d’infanzia hanno ottenuto risultati negativi da parte dei piccoli studenti con problemi dislessici. Le prove consistevano nel verificare le competenze di prelettura. I soggetti studiati in alcune ricerche sono stati sottoposti a verifiche sia durante l’ultimo anno di asilo sia al primo anno di scuola primaria. I dati registrati hanno consentito di confermare le difficoltà nell’apprendimento della lingua scritta, messe in relazione con le criticità presenti in precedenza.
Alla scuola dell’infanzia ai bambini si richiede di riconoscere un simbolo preciso in mezzo a elementi distraenti. Inoltre si sono testate la capacità di identificare le sillabe e la memoria verbale a breve termine. Le difficoltà all’asilo possono comunque essere limitate, ma diventano un ostacolo insormontabile quando si deve imparare a leggere, per questa ragione bisogna intervenire alla scuola dell’infanzia. Chi è a rischio di dislessia può essere sottoposto a un trattamento con programmi specifici per migliorare le abilità di lettura. Si deve lavorare sull’attenzione spaziale multisensoriale. Per il bambino non si tratterebbe di un’attività invasiva, ma perfino divertente. Si dovrebbero usare videogiochi di azione, ovviamente adatti all’età, perché il loro utilizzo consentirebbe loro di migliorare la capacità di attenzione visiva. Per capire come aiutare i bambini dell’asilo che soffrono di Affollamento Visivo basta riferirsi alla legge numero 170 el luglio 2011 e alle linee guida che ne sono scaturite. Vengono suggeriti alcuni esercizi mirati dedicati ai bambini che frequentano l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Gli stimoli devono essere rivolti a determinate aree:
– il linguaggio;
– la consapevolezza meta-fonologica;
– le capacità psicomotorie, percettive, mnemoniche e attentive;
– l’orientamento spazio-temporale;
– la coordinazione oculo-manuale.
L’insegnante è un osservatore privilegiato dei disturbi di apprendimento, incluso l’affollamento visivo. Le difficoltà riferite a questo specifico aspetto devono essere trattate con stimoli relativi alle abilità visuo-spaziali. Sono due gli obiettivi da raggiungere per ottenere risultati: l’aumento del segnale del bersaglio e la riduzione dei distrattori. I bambini inizieranno a imparare a leggere e quindi a scrivere alla scuola primaria, ma i primi contatti con le lettere e con i simboli è all’asilo, ecco perché bisogna lavorare sull’attenzione visiva spaziale.
Vanno proposti esercizi di ricerca visiva, mettendo davanti al bimbo immagini composte per far loro percepire la figura presente sullo sfondo. Vanno bene anche simboli parzialmente sovrapposti, per far loro esaminare la figura nel suo complesso e poi i singoli componenti. A quel punto si propone una serie di figure, ognuna separata e ben distanziata dall’altra, per far analizzare da sinistra a destra ogni disegno. Alcune delle immagini devono essere identiche e il piccolo le deve individuare. Il gioco è un memory, ma dove tutte le figure sono visibili.
Un altro esercizio efficace è il posizionamento di figure, non contornate da bordi poste su un foglio. Si scelgono tre o quattro disegni da rappresentare in sequenza continua con variazione di posizione. Il bambino deve denominare velocemente gli oggetti che vede. Ad esempio si prendono disegni di un orologio, un ombrello, un pettine e una chiave. Si dispongono in linea, da vedere da sinistra a destra, e si ripetono gli oggetti, con una dimensione contenuta, su tutto il foglio in diverso ordine. Il bimbo deve riconoscere ciò che vede. Lo stesso gioco va riproposto con pallini colorati, perché possa individuare i diversi colori. Giallo, blu, verde, rosso e bianco sono i più utili, proprio per la vivacità e la differenza tra loro. Non bisogna mettere tonalità troppo simili. Poi si prova con i numeri, messi in sequenza variata, per verificare se riesce a riconoscerli. La ripetizione di tali esercizi, ovviamente con il posizionamento delle figure, dei numeri e dei colori in modo sempre diverso deve essere fatta anche per raggiungere una certa velocità di reazione. Ciò è quello che serve: il miglioramento delle sue prestazioni. A seconda dei risultati si potrà altresì rifare accorciando le distanze tra gli oggetti raffigurati. Se le reazioni del bambino sono buone i giochi si possono evolvere e chiedere ad esempio di trovare l’oggetto mancante in un gruppo di raffigurazioni.