Le evoluzioni culturali degli ultimi secoli hanno portato a delle grosse mutazioni del tessuto sociale, a partire dalle unità di cui esso si compone: le famiglie. Negli ultimi decenni si è potuta riscontrare un’incredibile modificazione del nucleo familiare rispetto al modello proposto dalla società fino ai primi anni del Novecento: l’ambiente familiare, soprattutto per necessità economiche, ha mostrato la tendenza a restringersi sempre di più e ad assumere configurazioni completamente nuove.
L’evoluzione subita dall’ambiente familiare necessariamente si esprime anche nella psicologia dei bambini che le abitano, che spesso devono confrontarsi con realtà complesse e poco stabili. Ad aggravare la situazione è anche la frequente mancanza di una dimensione completamente infantile che un tempo poteva essere rappresentata dai rapporti interpersonali che si costruivano tra fratelli, in quanto le famiglie si dimostravano senza dubbio più prolifiche e la differenza d’età tra un figlio e l’altro tendeva ad essere ridotta al minimo. La mancanza di questo “rifugio infantile” creato dalla trama dei rapporti di fratellanza costringe il bambino a rapportarsi direttamente e singolarmente con la realtà genitoriale, obbligandolo a confrontarsi con le dinamiche adulte senza alcuna possibilità di mediazione.
Sebbene le nuove realtà familiari possano certamente rappresentare per alcuni versi un arricchimento, l’instabiltà che tendono a trasmettere e la mancanza di una dimensione in cui il bambino possa rifugiarsi alla ricerca di certezza e conforto, ha causato l’insorgenza sempre più frequente di alcuni comportamenti psicologici che potrebbero compromettere il corretto sviluppo psicologico ed emotivo del bambino.
Per contrastare molte tendenze causate dall’incontro traumatico tra i bambini e la realtà con cui sono costretti a confrontarsi in maniera speso traumatica, si è sviluppata la tecnica dell’abreazione. Il termine “abreazione” è stato preso in prestito dall’ambito psicoanalitico in cui esprime la scarica emozionale attraverso cui un soggetto libera un trauma i cui significati restano relegati nella sfera dell’inconscio, ed è stata utilizzata nell’ambito pedagogico per esprimere una tendenza molto simile insita nei comportamenti infantili. E’ stato riscontrato frequentemente nei bambini infatti la difficoltà di adattarsi al reale, specialmente quando questo non è in grado di offrirgli una situazione stabile e ricca di certezze su cui lui possa basare il proprio sviluppo; questa fuga dal confronto con il reale spesso si esprime attraverso dei veri e propri meccanismi di rimozione volti a liberare la personalità acerba dell’infante dagli eventi che tendono a destabilizzarlo.
Nonostante questi tentativi di rimozione però, le emozioni causate da quegli eventi tendono a persistere all’interno della dimensione sub cosciente, creando comportamenti antisociali e malessere psicologico all’interno del bambino. E’ proprio in questo ambito che assume particolare rilievo l’utilizzo dell’abreazione all’interno della pedagogia infantile: attraverso di essa è possibile portare il piccolo a rivivere al livello emozionale un’esperienza che si è già presentata come traumatica, consentendogli di affrontare in maniera cosciente le conseguenze di quell’avvenimento, aiutandolo a modificare il ricordo accettandone i contenuti. Sebbene ad una prima occhiata questa possa sembrare quasi una pratica cruenta che spinge il bambino a ripetere un’esperienza che già inizialmente per lui si era presentata come traumatica, sono le modalità attraverso cui questo processo viene attuato a rendere la pratica efficace ed indolore: nessuno desidera costringere un bambino a confrontarsi con le crudeltà (più o meno gravi) del mondo in un’età così acerba, lo scopo è soltanto quello di guidarlo nell’elaborazione di un’emozione negativa al fine di aiutarlo nel suo sviluppo psicoemotivo.
Le pratiche attraverso cui l’abreazione può essere messa in atto anche all’asilo nido sono molteplici, e tutte, se condotte con cognizione di causa e attenzione nei confronti del soggetto, sono in grado di rivelarsi utili e positive.
L’abreazione e il gioco
Una delle tecniche più gettonate per sviluppare il processo di abreazione è senz’altro quella del gioco. Il gioco rappresenta la modalità espressiva per eccellenza per quanto riguarda i bambini: attraverso di esso hanno la possibilità di esprimere i propri impulsi e i propri conflitti inconsci, canalizzandoli in una realtà fittizia. Se da una parte il gioco offre una funzione catartica portando l’infante a liberarsi delle emozioni che potrebbero inquinare il proprio sviluppo e le proprie relazioni, dall’altra gli offre la possibilità di comporre una dimensione tanto plausibile quanto irreale in cui mettere in scena le proprie esperienze traumatiche senza esporsi in prima persona. In una maniera molto simile a quella offerta dalle fiabe, la dimensione ludica permette al bambino di comunicare in maniera “protetta” le proprie emozioni, creando un legame tra il proprio mondo interiore e l’esterno, e aprendosi ad una possibilità di aiuto e di elaborazione assistita.
La narrazione all’interno del processo di abreazione
Un’altra possibilità per innescare un processo di abreazione è quella delle favole. Similmente alla terapia del gioco, le fiabe rappresentano un linguaggio simbolico che si rivolge al bambino tramite una sensibilità universale che gli permette di ordinare nel tessuto della fiaba il proprio tessuto emotivo caotico e disordinato, organizzando la sua sfera emozionale in una realtà ordinata in grado di ripercorrere le difficoltà e gli ostacoli dell’evento traumatico, offrendo la certezza di un esito positivo. L’utilizzo della narrazione consente di evocare movimenti interiori che permettono di accedere alla sfera psicologica aprendo una finestra sul passato e di riabilitare le emozioni legate all’evento offrendo così una soluzione all’abreazione. Analogamente all’universo creato dal gioco, anche quello creato dalla dimensione fantastica permette al bambino di affrontare le proprie emozioni senza costringerlo a fronteggiarle direttamente, ma mantenendo sempre un’alone di impersonalità che si dimostra in grado di preservarlo da sofferenze ulteriori e di incentivare l’atteggiamento critico.
Lo stimolo che le fiabe offrono all’immaginario inoltre incentiva la visualizzazione del futuro, trasformando l’approccio del bambino in maniera ottimistica: svincolarsi dal disagio presente gli permette infatti di acquisire la consapevolezza della risoluzione dei problemi, rafforzando la sua individualità e la sua coscienza di sé.
Perché ricorrere all’abreazione?
Ricorrere all’abreazione consente di coinvolgere il bambino nella risoluzione di problemi legati al proprio vissuto interiore che altrimenti non sarebbero risolvibili dall’esterno, contribuendo a migliorare il suo sviluppo e a insegnargli come rapportarsi con se stesso e con la propria sfera emozionale. Nonostante non siano risolvibili se non attraverso la partecipazione del bambino interessato, i sintomi di questi problemi possono essere evidenti anche dall’esterno e molto spesso si esprimono proprio attraverso diverse modalità di espressione di disagio sociale, come un atteggiamento violento nei confronti degli altri bambini, o una tendenza ad un’eccessiva passività. Affrontare l’eredità di alcuni eventi traumatici in tenera età permette di limitarne i danni inerenti allo sviluppo del bambino, e di fronteggiare prontamente un problema che in seguito potrebbe rivelarsi eccessivamente radicato, o divenire di difficile identificazione.