La partecipazione è una tra le modalità di educazione comunicativa più efficaci (si annovera tra i metodi di rimprovero l’incoraggiamento, l’insegnamento, , il sostegno e gratificazione). Non solo esercita la comunicazione emotiva, ma aiuta nello sviluppo delle percezioni empatiche, della trasparenza e del fluire di un’emotività serena. Una delle principali doti che amiamo nelle persone dotate di carisma, è proprio la capacità di far emergere le emozioni nelle quali, come pubblico, ci possiamo identificare: questo significa che chi è dotato di carisma e buone capacità oratorie ha affinato la sua padronanza dell’emotività nel tempo.
Il coinvolgimento emotivo è molto efficace nel campo dell’educazione, in presenza di bambini che debbano essere motivati: in questo caso il coinvolgimento principale è dato dalla capacità dell’educatore di trasmettere e contagiare emozioni come sicurezza, coraggio, serenità e fiducia in sè. Attraverso l’espressività emotiva, l’educatore riesce a suscitare nel bambino un coinvolgimento totale, e gli stati d’animo da lui ricercati, senza operare quei transfert negativi che tanto spesso di vedono operare da genitori impreparati: un esempio banale può essere quello di invitare un bambino spaventato ad accarezzare il suo orsetto perché è spaventato anche lui. In questo modo l’oggetto della transizione finisce per avere più valore, agli occhi del bambino, di quanto ne abbia sè stesso.
Questo genere di azione, ripetuta più volte può portare nel bambino la convinzione di essere meno importante di oggetti e situazioni, e che sia necessario reprimere i propri bisogni per assecondare le richieste di un secondo soggetto. Se questa convinzione si cronicizza, si presentano gravi danni nella personalità, nell’autostima e nella vita in generale, perché giunto il tempo della socializzazione secondaria, soprattutto durante l’dolescenza, il soggetto rischia di diventare manipolabile. Un classico esempio quello di chi di viene condizionato e poi usato per i propri fini, oppure usato come esecutore di azioni volte a fare del male. Un buon ascolto dei propri bisogni e la soddisfazione delle richieste di attenzione e cura invece favoriscono il formarsi di una base salda di autostima.
La partecipazione prevede un coinvolgimento all’azione, volto a superare l’ansia: per giungere all’azione è necessario catalizzare l’emotività e la motivazione con spunti emotivi forti che facciano presa sul senso di unicità della persona. Per esempio, all’asilo, è possibile distrarre un bambino dall’ansia o da un comportamento sofferente incaricandolo di portare a termine un semplice compito, facendogli ben comprendere che lo si ha scelto per le sue doti particolari e dandogli importanza: in questo caso la condizione negativa (ansia, comportamento disturbante) è facilmente tramutabile in comportamento cooperante con la rassicurazione del bambino, che ottenuto un rinforzo positivo, sarà più calmo e disponibile alla collaborazione.
Il coinvolgimento principale ottenuto da una comunicazione coinvolgente si rivela quindi molto utile nelle situazioni gestionali dei bambini sofferenti, disturbanti o agitati, che trovano enorme rassicurazione in una comunicazione altamente motivante e che riesca a coinvolgerli prima sul piano emotivo soddisfacendo la loro richiesta di riconoscimento, e poi a motivarli al compiere una semplice azione che interrompa lo stato d’ansia, agitazione o interferenza che si era venuto a creare.
Tutte quelle tematiche di empowerment graduale che sorgono durante l’infanzia, come il desiderio di ottenere riconoscimenti dalle figure di riferimento, di essere stimati dal gruppo dei pari, di sperimentare nuove situazioni sfidando le proprie conoscenze o mettendole alla prova, di esprimere fiducia nelle proprie capacità, sono le stesse che si ripropongono più in là nella vita, durante gli anni della maturità e che caratterizzano l’essere umano: la gestione di questi aspetti parte proprio dalla partecipazione negli anni della scuola d’infanzia. Un educatore deve saper stimolare l’azione costruttiva motivando i bambini e facendoli sentire partecipi delle attività di gruppo, permettendo che si sviluppi così quel senso di valore individuale tanto necessario negli anni critici della crescita per operare scelte costruttive.
Il senso di partecipazione è importante non solo er il bambino ma anche per i genitori, che allo stesso modo dovrebbero essere portati a far parte del progetto educativo e della vita quotidiana dei loro figli all’asilo nido, e incoraggiati a seguire la formazione della società nella quale i loro figli si introducono gradualmente: questo è un aspetto molto importante, che l’educatore deve valutare e saper gestire con tecniche di coinvolgimento che portino l’identità, l’emotività, il sapere del genitore come un valore aggiunto alla relazione col figlio, in una triade bambino-genitore-asilo che vada fortificandosi nel tempo e possa essere un punto di riferimento stabile e sicuro per il bambino. Una partecipazione e un coinvolgimento motivato tra questi tre soggetti portano fiducia, serenità e un percorso educativo sereno e positivo.