Il bilinguismo, definito come la capacità di parlare correttamente e fluentemente due lingue, si differenzia a seconda dell’età di acquisizione in bilinguismo precoce, quando la seconda lingua è appresa nella prima infanzia e bilinguismo tardivo, laddove la seconda lingua è acquisita successivamente. Un individuo può diventare bilingue in qualsiasi stadio della propria vita, ma in età adulta gli esiti e soprattutto i vantaggi cognitivi, come vedremo, sono inferiori a quelli ottenuti dai bambini.
Gli psicolinguisti ritengono che solo l’apprendimento in età precoce garantisce la piena equivalenza, nel sistema cognitivo, tra le due lingue, essendo il cervello in tale epoca estremamente plastico.
In età infantile le due lingue possono essere acquisite in modo simultaneo o consecutivo. Nel primo caso, dove l’apprendimento si concretizza contemporaneamente, le due lingue vengono parlate parallelamente e coesistono nella quotidianità. Il bambino, in questo caso, ha la capacità di passare da una lingua all’altra in modo del tutto naturale e spontaneo. Nel secondo caso, dove l’apprendimento avviene in tempi diversi, prima viene acquisita la lingua madre, poi viene introdotta la seconda.
Numerosissimi studi sul tema hanno ampiamente dimostrato come imparare due lingue da piccoli migliori le capacità cognitive, consentendo al cervello di “giostrarsi” tra più attività. Ciò contribuisce a migliorare le capacità di concentrazione, la memoria e l’attenzione selettiva. Insomma, il bilinguismo rende i bambini più intelligenti.
Qualcuno solleva l’obiezione che apprendere due lingue contemporaneamente in tenera età possa generare nel bambino piccolo confusione e uno sforzo cognitivo eccessivo. Niente di più sbagliato. Il cervello, fin dalla nascita, è perfettamente in grado di padroneggiare due (e anche più) lingue simultaneamente; esso nei primi anni di vita presenta la massima ricettività verso gli stimoli e verso il linguaggio.
Il bilinguismo infantile è un processo spontaneo, che non richiede sforzo. Poiché le due lingue sono sempre attive simultaneamente, il bilinguismo consente al bambino di sviluppare un meccanismo di inibizione che mantiene separate le due lingue nel cervello. Questa capacità si riflette, poi, in altri ambiti favorendo l’esecuzione di più compiti in contemporanea o in rapida successione, potenzialità che viene peraltro mantenuta anche nella terza età prevenendo il declino delle funzioni cognitive e ritardando l’invecchiamento.
Studi recenti hanno dimostrato che i bambini bilingui sono in grado di interpretare meglio le intenzioni altrui, avendo acquisito precocemente una capacità fondamentale: vedere le cose da un’altra prospettiva. Questa capacità, oltre a portare ad una maggiore empatia nel bambino e ad una migliore comprensione dell’altro, ne potenzia l’intelligenza emotiva. Un bambino empatico è anche un individuo più curioso e più rispettoso delle differenze.
Poiché il linguaggio è strettamente legato al pensiero, il bilinguismo nella scuola dell’infanzia espone ad una maggiore conoscenza della struttura del linguaggio stesso. Questo vuol dire che i bambini bilingui riconoscono facilmente ed in maniera spontanea il funzionamento delle lingue. Essi, inoltre, presentano maggiori capacità di differenziare forma e significato delle parole, avendo a disposizione due vocaboli per esprimere lo stesso concetto. Grazie a queste abilità i bambini bilingui non solo imparano a leggere in epoca più precoce rispetto ai monolingue, ma hanno anche una maggiore facilità nell’apprendimento di un’altra lingua ancora.
Al fine di ottenere tutti questi vantaggi non è necessario che la seconda lingua sia una lingua cosiddetta “maggioritaria”. Certo, una lingua ampiamente diffusa a livello globale consentirebbe di essere in grado di comunicare con larga parte del mondo, ma ciò che è importante sottolineare è che la capacità di parlare qualsiasi lingua oltre a quella madre porta ad enormi benefici a livello cognitivo, emotivo e sociale.
E’ altrettanto utile sapere che avere due genitori che parlano due lingue diverse non garantisce automaticamente il bilinguismo nel bambino. Analogamente, essere esposto in modo saltuario, nei contesti di apprendimento scolastico infantile, a stimoli linguistici diversi non apporta matematicamente i vantaggi sopra descritti. L’esposizione alle due lingue deve essere sufficiente e costante affinché il bambino le apprenda correttamente. In ambito educativo l’acquisizione di una seconda lingua deve avvenire soprattutto attraverso i rapporti interpersonali, ma anche mediante la lettura di libri e fiabe, il canto di canzoncine e filastrocche, l’ascolto di musica, la visione di filmati e l’utilizzo di giochi. Da non sottovalutare il potere di questi ultimi nello specifico poiché, rappresentando un’attività ludica, particolarmente accattivante per i bambini, costituiscono un incentivo per imparare le lingue. Inoltre, il gioco, oltre ad essere fonte preziosa di socializzazione per i più piccoli, aiuta ad interiorizzare i concetti appresi, anche in ragione del fatto che spesso è caratterizzato da elementi ripetitivi, utili all’apprendimento.