L’aprassia è un problema che affligge adulti e bambini, impedisce loro di muoversi in modo coordinato e nei bambini provoca delle serie difficoltà nel linguaggio impedendogli di vivere una vita normale come tutti gli altri. Questa malattia gli impedisce di muoversi in modo coordinato e, nei bambini, provoca delle serie difficoltà nel linguaggio. Sapere individuare precocemente questo disturbo, può migliorarne il decorso e aiutare il soggetto a inserirsi meglio nella società, aumentando la qualità della vita. In questo articolo, spiegheremo come un educatore può riconoscere l’aprassia nei bambini piccoli, durante le ore dell’asilo.
Cos’è l’aprassia
L’aprassia è un disturbo di natura neuropsicologica che altera la capacità di compiere gesti coordinati e movimenti volontari mirati ad un fine. Nonostante queste difficoltà, l’apparato sensoriale e lo sviluppo motorio del soggetto risultano normali. Non sono presenti, infatti, debolezze muscolari o paralisi cerebrali. Il cervello sembrerebbe non essere capace di pianificare i movimenti necessari per articolare la voce. Questo disturbo può avere cause diverse: può insorgere in seguito ad una lesione della corteccia cerebrale, dopo un incidente, oppure essere l’esito di una problematica genetica o di una malattia infettiva o tumorale. L’aprassia può coinvolgere soggetti di ogni età. Nei bambini, si manifesta come un disturbo del linguaggio, determinato dall’incapacità di parlare correttamente e in modo finalizzato. In genere, l’aprassia infantile è presente sin dalla nascita e ha una maggiore incidenza sui maschi, rispetto alle femmine. Esistono diverse teorie sull’origine dell’aprassia, alcune suggeriscono che dipenda da uno squilibrio neurologico che impedisce alle aree cerebrali di trasmettere i segnali che consentono il movimento dell’apparato motorio. Tuttavia, nessuna evidenza scientifica ha ancora dimostrato che esistono delle anomalie nel cervello dei bambini affetti da aprassia, rispetto a quelli che non ne soffrono. Nonostante ciò, l’origine genetica del problema sarebbe confermata dalla presenza, nelle famiglie di questi bambini, di altri soggetti affetti dalla medesima patologia.
Come riconoscere l’aprassia nei bambini all’asilo
L’aprassia infantile è presente sin dalla nascita ma diviene evidente solo nei primi anni di vita, quando il bambino inizia ad esplorare e a relazionarsi col mondo esterno, mostrando maggiori difficoltà, rispetto ai coetanei. I primi disturbi emergono nel linguaggio, evidenziando un uso problematico delle sillabe e dei suoni che formano le parole. Solitamente, questi bambini riescono a pronunciare correttamente solo alcune vocali e consonanti semplici, al contrario, non riescono a combinare suoni e parole più complesse. Mentre nello sviluppo normale, il neonato inizia a utilizzare il linguaggio producendo dei suoni o balbettando, in un soggetto affetto da aprassia evolutiva ciò non accade. Le prime parole iniziano a comparire in ritardo e il vocabolario appare molto scarno e ripetitivo. In genere, il bambino riesce a comprendere quanto gli viene comunicato ma non riesce a rispondere in modo adeguato. Il linguaggio spontaneo è quasi assente.
Uno dei sintomi dell’aprassia infantile è la tendenza a sottolineare una parola sbagliata o una sillaba, durante una conversazione, al punto da risultare difficilmente comprensibili dagli altri. La diagnosi di aprassia infantile viene effettuata sulla base dei sintomi presenti nel bambino e la loro durata nel tempo. Inoltre, è necessario escludere la presenza di condizioni specifiche, come una debolezza dell’apparato muscolare e problemi di comprensione. Gli specialisti possono utilizzare dei test per analizzare la capacità discorsiva del bambino e la presenza di ripetizioni di suoni e parole. Per quanto riguarda il trattamento dell’aprassia, mentre nella forma acquisita i soggetti tornano a parlare normalmente da soli, nella forma evolutiva che affligge i bambini, è necessario intervenire con una terapia del linguaggio specifica.
É stato dimostrato che il trattamento offre risultati migliori se è supportato, non solo da amici e familiari, ma anche dagli educatori nelle scuole. Quest’ultimi possono contribuire positivamente allo sviluppo del bambino, supportandolo e sostenendolo nei suoi sforzi comunicativi. Gli educatori di asilo nido hanno anche un ruolo importante nella segnalazione precoce del disturbo alla famiglia. Infatti, può capitare che i familiari tendano a sminuire o a non comprendere a pieno le difficoltà del figlio, ritardando la richiesta di un consulto specialistico. É fondamentale che il bambino venga sottoposto, il prima possibile, ad una visita foniatrica e ad una valutazione logopedica funzionale, necessarie ad analizzarne le competenze linguistiche e vocali. La mancata diagnosi, può generare molti problemi nello sviluppo socio-emotivo del bambino e provocargli sofferenza e solitudine. Ecco alcuni sintomi che possono aiutare gli educatori a riconoscere la presenza dell’aprassia in asilo:
– Il bambino non parla quasi mai spontaneamente, ma solo se viene incitato a farlo;
– Durante una conversazione, il soggetto mostra grosse difficoltà a pronunciare suoni e parole, nonostante sembri aver compreso il messaggio;
– Il bambino mostra una tendenza a ripetere sempre le stesse parole e/o suoni;
– Possono essere presenti delle difficoltà a tavola poiché il bambino non riesce ad effettuare dei movimenti che gli consentono di mangiare correttamente;
– Il bimbo non riesce a combinare suoni complessi e l’eloquio risulta denso di pause;
– Il linguaggio appare povero di vocaboli;
– Sono presenti difficoltà con le frasi lunghe e articolate, rispetto a quelle semplici e brevi;
– Il bambino tende a sostituire suoni complessi, con suoni semplici, per far fronte alla sua incapacità di pronunciarli;
– Presenza di errori fonetici frequenti;
– Assenza di alcuni suoni nel linguaggio parlato;
– Incapacità di imitare l’eloquio verbale di un altro coetaneo o adulto;
– Il bambino può dare l’impressione di stare trattenendo le parole, durante una conversazione. Ciò può essere dovuto al tentativo di coordinare correttamente i movimenti di labbra, lingua e mascella;
– Il suo linguaggio risulta difficile da comprendere;
– Possono esserci difficoltà comunicative maggiori, se il bimbo è in uno stato d’ansia;
– L’eloquio ha una prosodia monotona e ripetitiva e tende ad incepparsi su alcuni suoni o parole errate;
– Il piccolo ha una tendenza a confondere l’ordine delle parole nelle frasi;
– Può essere presente un’ipersensibilità o iposensibilità della bocca che si evidenzia con l’incapacità di usare correttamente il gusto per identificare i cibi e la loro consistenza, oppure, possono rifiutare alimenti croccanti che richiedono complessi movimenti di masticazione;
– Difficoltà marcate nella lettura e nella scrittura.
Alcune strategie che gli educatori possono usare per aiutare i bambini affetti da aprassia riguardano, ad esempio, l’utilizzo del linguaggio dei segni, l’uso di immagini e di apparecchiature di comunicazione elettroniche. Grazie a questi strumenti, i bambini possono farsi comprendere e comunicare con gli adulti e i pari, instaurando delle relazioni.