L’importanza della condivisione sin da bambini
La condivisione fa parte di quelle abilità sociali che oltre a migliorare le capacità relazionali dei piccoli, influenzano anche la sua personalità futura, incrementando le potenzialità scolastiche e lavorative. Secondo uno studio durato 20 anni svolto da parte dell’Università della Pennsylvenia, infatti, i bambini che in età prescolare erano più propensi alla condivisione e alla collaborazione con gli altri coetanei, in futuro hanno ottenuto migliori risultati scolastici e lavorativi. D’altronde le interazioni sociali sono fondamentali per tutti i primati, tanto da influire sulla qualità della vita stessa. Nel periodo prescolare è quindi importante che tutti i bambini imparino la condivisione, la cooperazione, l’empatia e la solidarietà. Per raggiugere tali obiettivi risulta fondamentale il ruolo degli educatori sia dell’asilo nido che della scuola dell’infanzia, il cui compito è quello di stimolare lo sviluppo di queste qualità, dedicando particolare attenzione ai soggetti che si dimostrano meno “sociali”. Ma come fare, quindi, a insegnare ad accettare la condivisione ai più piccoli che spesso si trovano nella famigerata fase del “è tutto mio“?
Gli errori da non fare
Innanzitutto è fondamentale non obbligare i bambini a condividere un oggetto, concetto sostenuto da molti studi. Convincere o, peggio, costringere i bambini a condividere è assolutamente contro produttivo. Il bambino in età prescolare, infatti, se avverte che per fare una cosa deve essere convinto da altri, in maniera inconscia la recepisce come una scelta che lui non avrebbe preso e che, quindi, è assolutamente sbagliata e va contro la sua persona. In questo modo, il bambino si sente instintivamente non portato alla condivisione, che vede invece come una forzatura innaturale. La celebre psicologa infantile Laura Markham, inoltre, sostiene che forzare un bambino alla condivisione fa capire a quest’ultimo non solo che quello che sta facendo lui è poco importante, ragion per cui deve cedere il giocattolo che sta utilizzando a un altro bambino che lo vuole, ma anche che se poi sarà lui stesso a piangere o pretendere un oggetto allora questo gli sarà dovuto. In questo modo, oltre a sminuire l’attività del piccolo, si va a creare una competizione tra i bambini e una ulteriore demarcazione del “è mio – no, è mio”. Tale approccio della forzata condivisione, inoltre, fa crescere nel bambino l’avidità e la foga dell’utilizzo del giocattolo perchè teme, poi, che questo dovrà essere ceduto ad altri (in altre parole che gli verrà “rubato”), e che per riappropriarsene sarà sufficiente fare i “capricci”.
Insegnare la condivisione
Secondo l’opinione degli esperti, i bambini accettano molto di più il concetto di condivisione se gli viene lasciata la possibilità di scelta. Nel corso degli anni, infatti, si è constatato che se sono i bambini stessi a decidere di condividere, piano piano saranno sempre più portati alla condivisione e alla generosità. Questo accade perchè tutti, bambini e adulti, riescono ad avere una più chiara percezione di sè in base alle azioni che fanno: se un bambino sceglie di condividere, dunque, si vedrà come una persona generosa. Cosa fare, però, concretamente per educare alla condivisione? Se ci si trova nella situazione in cui un bambino desidera il giocattolo di cui è in possesso un altro bimbo, occorre insegnare ad aspettare il proprio turno, che potrà essere fatto invitandolo a divertirsi giocando con qualcos’altro. Bisogna, quindi, istruire all’attesa paziente e serena, senza fare i capricci e disperarsi. In questo modo il piccolo che invece sta giocando capirà che non gli verrà sottratto il giocattolo per darlo ad altri, perchè i suoi tempi sono preziosi come quelli di ogni altro bambino, il che farà accrescere la sua sicurezza e il suo istinto di condivisione. L’accettazione della condivisione ha, infatti, una duplice funzionalità. Da un lato permette di sviluppare un senso di generosità e un istinto spontaneo di condivisione, per esempio quando il bambino si accorge che un suo coetaneo vorrebbe giocare con lui. Dall’altro, invece, è utile per imparare a controllare i propri impulsi possessivi, quindi nel momento in cui si trova lui stesso nella posizione di desiderare il giocattolo nelle mani di un altro bambino, evitando che glielo sottragga con prepotenza o inizi a piangere pretendendo di usarlo. Non forzando la condivisione, bensì stimolandola, il bambino può sia difendere il proprio diritto al gioco che, al tempo stesso, sviluppare la generosità verso gli altri e l’importante dote della pazienza. Migliorando queste doti relazionali, il bambino comprenderà che può chiedere di utilizzare un gioco, ma chi lo sta usando sceglierà se darglielo subito oppure no. In questo caso, senza drammi, potrà attendere il suo turno impegnandosi in un’altra attività. Quando toccherà a lui utilizzare quell’oggetto, non dovrà temere che gli verrà tolto per darlo a qualcun altro perchè ognuno ha il suo turno. Con il passare del tempo, rispettando ed offrendo la possibilità di scelta, la condivisione diventerà sempre più facile e spontanea.