Il ruolo dell’educatrice sta assumendo sempre più importanza all’interno delle scuole d’infanzia e all’interno degli asili. Ciò avviene in quanto i bambini tendono sempre più ad appoggiarsi all’educatrice, che deve essere vista da loro come una figura divertente e di cui ci si può fidare, ma allo stesso tempo una figura forte e, nel giusto, severa. Questo perché dal ruolo dell’educatrice devono emergere nel bambino le prime idee di giustizia, legalità e di socialità. L’educatrice ha quindi l’onere di insegnare e trasmettere ai bambini forse la virtù più importante all’interno della società (che sia essa un asilo o, nel futuro, una città), ossia il rispetto verso gli altri e verso ciò che risulta essere importante. E’ su questo concetto che deve fondarsi l’insegnamento educativo sui bambini all’interno delle scuole dell’infanzia. L’educatrice ha dunque il ruolo fondamentale di imprimere nelle menti dei fanciulli ciò che risulta essere eticamente basico e importante per la formazione dell’uomo e della donna del domani.
Oltre al rispetto, considerato l’apice nella piramide immaginaria dell’educazione del bambino, vi sono molti altri aspetti che l’educatrice deve cercare di infondere nei bambini; tali aspetti sono:
– la fiducia, che risulta essere una conseguenza del rispetto. Un bambino che rispetta il prossimo, vorrà (e dovrà) pretendere il rispetto dal prossimo. E questo legame biunivoco, che si instaura inizialmente con gli altri bambini presenti all’interno dell’asilo, ma che in seguito dovrà essere fissato nella società anche con persone sconosciute, per vari motivi (quali lavoro, amicizia, amore, ecc.), è essenzialmente basato sulla fiducia.
– l’autonomia, il cui concetto risulta essere più ampio di quanto possa sembrare. Infatti, con tale aspetto vengono inglobate sia le funzioni primarie dell’uomo, che devono essere svolte completamente in autonomia appunto, come ad esempio mangiare, vestirsi, ma anche giocare, che le funzioni conseguenti, relative all’età e alla fase di maturazione. Con il secondo concetto vengono richiamate tutte quelle decisioni, dalla scelta della scuola sulla quale basare il proprio futuro, alle scelte lavorative, fino a tutte le ulteriori scelte che comporta la vita, comprese le più difficili e complicate, alle quali, talvolta, non esiste una risposta certa, che il bambino, prima o poi, dovrà affrontare. L’educatrice, in questo scenario, dovrà possedere la capacità di infondere un certo grado di autonomia che responsabilizzi il bambino, inizialmente nelle scelte più semplici, ma che aiutino, in futuro, la crescita del grado di autonomia e di responsabilità per le scelte future.
– rispetto per le regole, che risulta essere un’altra forma di rispetto se confrontato col concetto precedente. Qua, infatti, si parla di riuscire a far nascere, all’interno della mente del bambino, una sorta di codice etico, un genitore interno che ci indichi la strada più giusta (non la più facile). In pratica, la formazione di una coscienza (il cosiddetto super-io indicato da Freud). In questo modo il bambino riconoscerà i divieti e gli obblighi, in maniera quasi spontanea e naturale, anche se tale riconoscimento risulterà essere frutto di una corretta educazione.
– la sensibilizzazione, intesa come la capacità dell’educatrice di far conoscere e far giudicare le emozioni che prova il bambino. E’ forse uno degli insegnamenti (se così si può definire) più complicati, in quanto le reazioni alle emozioni sono generalmente spontanee nei bambini, come se possedute a priori, dalla nascita. Ciò che si richiede all’educatrice è di insegnare al bambino come accettare i sentimenti, dando loro un nome per poterle controllare e condividere con gli altri. In questo modo si infonderà nel bambino un certo grado di sicurezza, che deve essere amalgamato con i restanti aspetti fondamentali.
– infine, ma non ultimo, vi è la collaborazione, intesa come capacità di condivisione e di gestione delle idee, degli oggetti e dei momenti vissuti dal bambino con le altre persone, che siano esse familiari, amici o sconosciuti.
Per l’educatrice non sarà sempre facile riuscire a far conseguire al bambino risultati eccellenti in tutti questi aspetti. Gli esiti, infatti, non dipenderanno solamente dall’educatrice, ma sono per forza di cose legati al carattere, talvolta immodificabile, del bambino stesso e alla sua natura. L’educatrice ha però l’obbligo di facilitare tali apprendimenti. Innanzitutto coinvolgendo i bambini attivamente in esercizi, in modo tale da riuscire a far emergere i caratteri considerati eticamente giusti, prima nelle loro menti e poi nei loro comportamenti, dato che questi ultimi sono conseguenze delle idee. Allo stesso tempo, anche l’educatrice avrà un compito difficile: quello della “spugna“. Essa dovrà essere capace di assorbire tutti i problemi esternati dal bambino, riuscendo nel complicato compito di dimostrarsi insensibile e forte anche di fronte ai problemi più gravi (perlomeno dinanzi al bambino stesso), confortando e sostenendo il fanciullo nelle situazioni complicate e avendo sempre la soluzione giusta per far sì che lo stesso riesca a scegliere autonomamente l’eventuale decisione da intraprendere.
Il ruolo dell’educatrice, quindi, è fondamentale non solo per il singolo bambino, ma, essendo colei la quale possiede il dovere di formare, nello spirito e nelle idee, ciò che sarà la futura generazione, anche per l’intera società. Tale aspetto non deve essere assolutamente sottovalutato e deve accompagnare, come un senso di responsabilità perenne, l’educatrice nello svolgimento del suo compito e del suo lavoro. Così l’asilo nido o la scuola d’infanzia si trasformano in una sorta di mini-società, dove, però, si possiede la possibilità (e la fortuna) di correggere eventuali comportamenti non idonei (anziché punirli come accade nelle società vere e proprie), di instaurare rapporti di collaborazione e di cooperazione e, come detto, di assoluto rispetto reciproco.
Tutto questo avviene in modo biunivoco. Se l’educatrice, da parte sua, instaura un rapporto di rispetto e fiducia con un bambino, riceverà, dall’altra parte, rispetto e fiducia. Un bambino non vuole sentirsi essere preso in giro (nè dagli altri compagno nè dagli adulti) e se sentirà tale umiliazione verso di sè, cercherà, di conseguenza, di ripercuoterla sugli altri. L’educatrice ha quindi il compito di tutelare ogni singolo bambino anche in questo senso e deve essere una sorta di sceriffo, inteso come garante della giustizia, all’interno della mini-società.
L’educatrice dovrà sempre e comunque sostenere i bambini nei momenti di difficoltà, come ad esempio durante gli esercizi creativi realizzati per invogliare le loro menti. L’incapacità non dovrà mai essere giudicata o espressa, in quanto cadrebbe come una sentenza definitiva sul bambino stesso; bensì si dovrà aiutare il fanciullo cercando di stimolare l’acume da lui posseduto, invogliandolo a divertirsi e non a prendere tale momenti distensivo come una sfida nei confronti degli altri compagni. Ai bambini sono, inoltre, molto gradite le associazioni dei momenti passati negli asili e nelle scuole dell’infanzia alle festività: svolgere giochi divertenti e lavorare con collage e addobbi, realizzando regalini da scambiarsi a vicenda tra compagni, nelle occasioni delle feste di Natale o di Pasqua, ma anche, soprattutto se presenti all’interno della mini-società bambini di religioni differenti da quella cristiana, nell’occasione del termine del Ramadan (festa del Feter), coinvolgerà maggiormente i bambini, in un clima sicuramente distensivo e di allegria, di rispetto e di tolleranza (virtù non sempre presenti nelle società adulte) che dovrebbe sempre accompagnare i momenti fanciulleschi.
Per questo il ruolo dell’educatrice sta assumendo sempre più importanza all’interno degli asili e delle scuole dell’infanzia, ma, soprattutto, anche all’interno della società universale moderna.