Le fasi di crescita del bambino sono variabili e non sempre schematizzabili. Troppi schemi influenzano oggi genitori e maestre, schemi e grafici di crescita, di sviluppo psico-motorio, ed è parzialmente un errore perché nella vacuità di uno schema non sempre si evidenziano le peculiarità intrinseche del bambino. Sin dalla nascita lo sviluppo viene schematizzato, quasi generando una corsa verso un traguardo indefinito che si sfuma durante la crescita, annullandosi poi durante le fasi adolescenziali.
Bisognerebbe lasciare alla naturalezza di crescita ampi margini di tolleranza, evitando inutili paragoni, confronti, come se il crescere sia una gara, un’assurda gara verso l’età adulta.
In realtà il bambino è un’entità a se ed in questa direzione la tua accortezza dovrà invece direzionarsi nel saper cogliere le naturali inclinazioni, importanti segnali ideali per essere colti.
In queste contingenze la scoperta di quanti universi risiedano in ogni bambino, di come la natura abbia già predisposto una base genetica e istintiva, saranno le piacevoli sorprese di scoprire quanto sia forte il senso di scoperta e percezione del bambino.
Linguaggio e motricità, soprattutto durante l’età dell’asilo nido, sono in costante sviluppo: una crescita progressiva nella quale interagiscono il termine di paragone determinato dal suo universo composto dai genitori, fratelli e sorelle, parenti e maestre (o maestri) della scuola d’infanzia.
E’ un aspetto importante, un libro non scritto nel quale il bambino impara per associazione d’idee e imitazione. Una delle prime manifestazioni di padronanza percettiva è il sorriso: nato da un’imitazione felice (il bambino apprende celermente che quella contrazione del volto, il sorriso, è manifestazione di gioia e accoglienza empatica), già dopo qualche settimana il bambino incrementa la padronanza del suo sorriso, non più conseguenziale al vostro, come nelle prime fasi, ma rivolto alla ricerca della vostra reazione simpatica. Il bambino allora vi sorriderà di sua iniziativa ricercando la vostra empatia, il vostro voler giocare con lui nei classici giochi del cucù, del viso nascosto poi sorridente: una gamma crescente nel tempo di percezioni rivolte alla vostra considerazione nei suoi confronti.
E’ un esempio nel quale anche pedagogicamente si stabiliscono i primi rapporti di causa/effetto, così come nel linguaggio e nella padronanza di strumenti di gioco e nutrimento.
Dall’imitazione alla percezione d’uso: in questo percorso noterete quanto difficile, ma spontaneo, sia il cammino di crescita del bambino. Se nelle prime fasi cercherà sempre la vostra guida, la vostra sollecitazione all’imitazione, nel tempo la padronanza dell’uso di strumenti e linguaggi sarà progressivamente incrementata dalla percezione sia istintiva che auto-didattica del mondo attorno a lui.
Una fase fondamentale è il linguaggio, una trasmissione di concetti apparentemente semplice, in realtà per il bambino complicatissima nel gestire la sua capacità di trasmettere oralmente parole, disagi, gioie, comunicazioni dirette.
Per questi motivi siate sempre tolleranti, lasciate al bambino la possibilità di sbagliare e di capire, non alterate le parole con termini classici del dialogo adulto/bambino, le parole hanno un significato preciso, sarà doppiamente faticoso per il bambino apprendere due volte lo stesso significato con parole diverse.
Questo tema è fortemente sentito dai pedagogisti, eppure nelle famiglie la tendenza è quella di crescere il bambino con parole apparentemente semplificate (ad esempio il cane è il ‘bau’, il gatto è il ‘mao’, la carne è ‘ciccia’ e così via …). E’ un errore: una volta appreso un termine, nel futuro il bambino lo dovrà rielaborare nella forma corretta. Meglio iniziare subito con le giuste modalità fonetiche ed attribuire alle cose il corretto nome, per evitare un doppio lavoro cerebrale, che andrà a discapito della sua percezione dell’oggettivo, aumentando al contrario lo stato soggettivo delle cose.
In questo modo aumentiamo anche la sicurezza del se, che è fondamentale durante la crescita.
In questa direttrice la sicurezza diviene anche il fuoco che alimenta la sua percezione, la capacità di discriminare atteggiamenti e vocaboli nel rapporto di causa/effetto: ‘ti sorrido perché sono felice e voglio che tu lo sappia’, chiamo un oggetto con il suo nome perché ho capito che è la forma giusta, ti comunico che ho lo stimolo di dover andare in bagno così sei felice e io non mi sento sporco o bagnato.
In questo minimo range di situazioni si evidenzia come autostima e sicurezza determinano anche crescente padronanza di percettività.
Il vostro atteggiamento dovrà essere sempre sereno, anche durante una situazione di percettività per voi sbagliata: ricordate sempre di osservare il mondo con gli occhi del vostro bambino, concedetegli l’errore e solo in seguito fornitegli un’alternativa. Se vi porrete nei suoi confronti sempre come mentore ‘deus ex-machina’, la sua percettività ne soffrirà, avrà sempre voi al fianco come guide a priori.
E’ invece fondamentale concedere di accrescere la percettività, anche istintiva, del bambino attraverso l’esperienzialità nel gioco, nel nutrimento, nell’igiene personale, nei rapporti empatici. Concedendo questa opportunità al bambino, gli concederete anche di crescere come soggetto autonomo, rivolto alla costante ricerca della sua identità e sicurezza nella vita.