Come favorire la socializzazione nel contesto della scuola materna
L’inizio della scuola materna è già di per sé un avvenimento tendenzialmente traumatico per i bimbi che non hanno frequentato l’asilo nido. Il distacco dai genitori non è semplice, così come non lo è abituarsi a nuovi ritmi, contesti e volti sinora mai visti. Aspettarsi che un bambino socializzi immediatamente con i propri coetanei e che sia sufficiente chiuderli nella stessa stanza per incoraggiarli a fare amicizia sarebbe, di conseguenza, un errore gravissimo. Ogni individuo, sia esso grande o piccolo, ha i propri tempi e un modo diverso d’agire, ragion per cui un buon educatore dovrebbe teoricamente essere in grado di capire chi ha bisogno di essere stimolato un po’ di più e incoraggiato alla socializzazione.
Come dovrebbe comportarsi un bravo educatore
Nel processo di socializzazione l’educatore deve mettere in pratica tutto quello che ha studiato teoricamente e sfoderare le due doti che dovrebbe possedere un bravo insegnante: empatia e capacità di indagine psicologica. Per iniziare a capire quale sia l’atteggiamento della classe potrebbe essere utile nei primi giorni di scuola, quelli destinati proprio all’inclusione, organizzare un’attività da proporre a gruppi ristretti di bambini. Li si potrebbe cioè invitare a sedersi a terra per formare un cerchio e accomodarsi al centro, avendo cura di girarsi di continuo per poterli guardare sempre ad uno ad uno. Una volta che tutti saranno composti e in silenzio si potrebbe iniziare a far loro qualche domanda, incoraggiandoli ad impostare una sorta di mini-presentazione che sia finalizzata a rompere il ghiaccio. Il primo da interpellare sarà quello spiccatamente più vivace e sfrontato, che non avrà problemi a parlare in pubblico, mentre lasceremo per ultimi i bimbi che sembrano più timidi e che potrebbero avere bisogno di un po’ più di tempo per socializzare con i nuovi compagni.
Socializzazione attraverso la condivisione
Dopo questo step d’importanza imprescindibile sarebbe il caso di suddividere la classe in gruppi mirati. Se nella fase precedente l’educatore avrà posto le domande corrette, finalizzate cioè ad una migliore conoscenza dei gusti e delle attitudini dei singoli alunni, sarà ora possibile far lavorare insieme quelli che sembrano aver qualcosa da condividere. I bimbi che amano disegnare potranno essere coinvolti in un’attività a tema con l’ausilio di fogli bianchi e pastelli colorati, mentre quelli che sono interessati alle costruzioni potrebbero essere stimolati a creare un oggetto specifico con i mattoncini. La collaborazione reciproca dovrà essere l’obiettivo primario, ragion per cui è bene che l’educatore si accerti che nei vari gruppetti nessun bambino cerchi di prevalere sull’altro. Nei giorni a seguire, quando il processo di socializzazione sarà stato almeno parzialmente avviato, i gruppi potranno essere finalmente scomposti e ricomposti in tutt’altra maniera. Il bimbo che ama disegnare e che ha dimostrato un atteggiamento più maturo e consapevole potrebbe coinvolgere con tempere e colori il bimbo timido che faceva parte dell’altro gruppo, promuovendo così una sorta di scambio di passioni.
Giocando s’impara a stare insieme
Un ruolo fondamentale, in questo delicatissimo processo di socializzazione, lo rivestirà il gioco. Partendo da questo presupposto è importante che in classe vengano proposte solo ed esclusivamente attività che non possono essere praticate in autonomia ma che richiedono, di contro, la collaborazione di un altro compagno: è il caso ad esempio del nascondino, dell’acchiapparella e così via. I bimbi avvertiranno subito l’esigenza di stringere amicizia con qualcun altro, in un primo momento solo per soddisfare un bisogno del tutto egoistico dettato dalla voglia di divertirsi, poi perché capiranno che in due ci si diverte molto di più. L’altra cosa che l’educatore della scuola materna deve tenere sempre bene a mente è che tutti i bambini, siano essi timidi oppure sfrontati, maschi o femmine, devono essere trattati sempre e comunque alla pari. Il minimo favoritismo da parte dell’insegnante potrebbe essere mal percepito dall’alunno, che inevitabilmente entrerebbe in competizione con il suo coetaneo sperimentando sentimenti che non ha mai provato: ci riferiamo all’invidia e alla gelosia, tanto per fare un esempio, sentimenti che di certo non favoriscono la socializzazione ma che, anzi, la ostacolano al punto tale da comprometterla inevitabilmente. In un’età così delicata ogni passo falso potrebbe rivelarsi fatale, perciò è consigliabile prestare la massima attenzione nel processo d’inserimento degli alunni nella scuola materna. Va da sé, ovviamente, che i bambini più chiusi ed insicuri debbano essere seguiti in maniera più accurata e specifica, ma senza mai correre il rischio che l’attenzione in più che viene riservata loro venga percepita dagli altri come manifestazione di una palese preferenza.